messere graficamente ci sta, ma come affermi, non sembra legato ad un mestiere http://www.treccani.it/vocabolario/tag/messere/
probabilmente nel 1870 non si usava più, specie in Sicilia,
mentre massaro lo troviamo citato dal Verga, quindi secondo me rientra nel contesto spazio-temporale che hai indicato.
vedi link http://www.treccani.it/vocabolario/massaro/
attendiamo comunque altri pareri.
Era proprio come pensavo, nel Dizionario Siciliano-Italiano di Rosario Rocca, risalente al 1859 (siamo quindi proprio a ridosso dell'epoca dell'atto) così dice (p.205):
MISSERI: titolo di maggioranza, vale signor mio, messere; oggi però per lo più è avvilito, e si dà ai contadini.
Quindi, come già avevo intuito, è legato alla parola messe. Quindi colui che coltiva le messi, contadino.
La memoria è la porta indispensabile per entrare nel futuro!
K.
ciao kaharot, interessante ipotesi. Anche se non vedo i puntini sulle "i", potrebbero essere sbiaditi o già in partenza tralasciati. Magari granmario46 che ha il documento intero, può constatare come sono scritte le altre "i".
Per quanto riguarda massaro e mezzano, vedo che la questione è già comparsa tempo fa sul forum. http://www.tuttogenealogia.it/index.php ... sc&start=0
comunque sia, direi che il mestiere è già meno misterioso.
ciao erborista.....nel resto del documento le "i" sono scritte normali con tanto di puntini.....piuttosto nella parola incriminata quelle sembrano essere nettamente delle "e" dalla forma stessa, puntini o non puntini....magari è semplicemente messere inteso come condizione sociale, il signorottr, il benestante, come da altre parti troviamo "possidente" che non è un mestiere di certo.....che ne pensate? ciao a tutti, Mario.
Semplicemente hanno italianizzato il siciliano "misseri", trasformando le I in E, non c'è da farci sopra tante elugubrazioni.
Io escluderei assolutamente l'ipotesi del possidente, non avrebbe senso, perché sarebbe come scrivere "professione: don".
La memoria è la porta indispensabile per entrare nel futuro!
K.
Opinione personalissima. Nello stato civile postunitario si indicavano: il "mestiere o la condizione", cosicché si poteva trovare, contadino, cocchiere oppure benestante o villico o civile, con diverse sfumature dettate dall'uso locale e dialettale.
Non vedrei pertanto impossibile che la condizione possa essere proprio "messere", che intuitivamente io comprenderei come signore-benestante di condizione, ma che, proprio per i diversi usi locali potrebbe avere anche altra interpretazione similare.
Buona giornata.
v.
Il problema è che la parola "messere" intesa come termine di trattamento non indica né un mestiere né una condizione e neanche un titolo. E' semplicemente un termine di trattamento, come lo sono "don, eccellenza, illustrissimo", tutti termine che non si trovano mai fra le professioni, proprio perché non lo sono. Le parole "benestante, possidente" e simili indicano già qualcosa di più definito, non una professione ma la condizione di agiatezza (benestante) o il modo in cui si sostenta (possidente). Messere (termine di trattamente) non rientra in queste categorie.
Inoltre, come giustamente dici, bisogna vedere l'uso che localmente si aveva di quella parola, e, in questo caso, la parola "messere" come termine di trattamento non è attestata in Sicilia né nel XIX secolo né nei secoli subito precedenti, mentre abbiamo l'utilizzo del termine "misseri" che, come dice il Rocca, indica il contadino.
Il fatto che il termine sia "messere" e non "misseri" non deve indurre in errore, perché lo stesso Rocca ci dice come l'italiano di misseri sia messere.
D'altra parte, se ci pensiamo bene, il termine messere come termine di trattamento nel XIX secolo non era più usato neanche nelle altre regioni italiane, è un termine molto presente dal Medioevo al XVII secolo, ma poi totalmente scomparso dal linguaggio per far posto ad altri termini, che, comunque, non si ritrovano mai fra le professioni.
Ovviamente ulteriori ricerche sulla persona in questione potranno chiarire la cosa, ma io sono abbastanza certo che il termine indichi il contadino.
La memoria è la porta indispensabile per entrare nel futuro!
K.