Prodezze avite
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Prodezze avite
Invece di santificare la festa, quella domenica d' Aprile del 1568 alcuni miei antenati diretti pensarono bene di .....
http://s18.postimage.org/t0akljeex/Prodezza_1568.jpg
In sintesi:
28 Aprile 1568, atto rogato in Vercelli da Gioanni Francesco de Lonate alias de Rubeis nella sua casa di abitazione nella vicinanza di S. Bernardo.
Il reverendo Padre Don Celso di Villanova canonico regolare dell’ abbazia di S. Andrea ed economo ò sia fattore dell’ abbazia per i beni posseduti in Costanzana accusa alcuni particolari di sigliano i quali con animo di turbar l’ abbatia et suoi massarij nel suo pacifico possesso dei beni (elencati più avanti), procurarono gravi danni alle coltivazioni.
Il fatto: Domenica 25 dello stesso mese alcuni compaesani, capeggiati da Jacomo Cartello nodaro, Bonzan della rovore, Antonio di fauzano detto il cund, Antonio Lori , Bertino figliolo di Antonio del olmo, Antonio del olmo detto spinotto, Biasio figliolo di Gioanni del olmo, Biasio tortolono, franceschino tortolono, Michel di Pondrano, francesco de sali ò sia della biasa, Gaspardo balocho, Deffendente collello detto mallagisio, Antonio stuppa , eusebio et benedetto fratelli de tambornino , eusebio tortolono, Antonio quarenia, zanino da banzola detto sgarbella, nicolino de Jordano ò sia de barbero, Gioanni figliolo di gilardo del olmo et bartholomeo del binsa si incamminano sulla via per Costanzana con animo di danneggiar li beni dell’ abacia et suoi massari con grande furia in danegiando esse possessioni et con i piedi et conducendo seco vinti sette capi di bestie bovine una cavalla sei porcelletti et settanta pecore quali facero passar et andar per li beni infrascritti Richiedendo che sieno condenati nelli danni accusa et emenda alla forma de statuti et patti di vercelli et li beni turbati sono questi et primo essi di sigliano infrascritto sono intrati nelle fini di Constanzana predetta in una pezza dessa abbacia della qual he massaro matheo biandrino dove si dice in via di sigliano et da livi sono andati a traverso delle possessioni di detta abbacia sino passata la roggia nova et d’ essa roggia nova sono andati traversando tutte le possessioni seminate et non seminate [...] sino alla via di pertengo guastando et depascando i seminati et facendo strade insolite et turbando detta abacia et massarij nel suo antiquo possesso [...]
http://s18.postimage.org/t0akljeex/Prodezza_1568.jpg
In sintesi:
28 Aprile 1568, atto rogato in Vercelli da Gioanni Francesco de Lonate alias de Rubeis nella sua casa di abitazione nella vicinanza di S. Bernardo.
Il reverendo Padre Don Celso di Villanova canonico regolare dell’ abbazia di S. Andrea ed economo ò sia fattore dell’ abbazia per i beni posseduti in Costanzana accusa alcuni particolari di sigliano i quali con animo di turbar l’ abbatia et suoi massarij nel suo pacifico possesso dei beni (elencati più avanti), procurarono gravi danni alle coltivazioni.
Il fatto: Domenica 25 dello stesso mese alcuni compaesani, capeggiati da Jacomo Cartello nodaro, Bonzan della rovore, Antonio di fauzano detto il cund, Antonio Lori , Bertino figliolo di Antonio del olmo, Antonio del olmo detto spinotto, Biasio figliolo di Gioanni del olmo, Biasio tortolono, franceschino tortolono, Michel di Pondrano, francesco de sali ò sia della biasa, Gaspardo balocho, Deffendente collello detto mallagisio, Antonio stuppa , eusebio et benedetto fratelli de tambornino , eusebio tortolono, Antonio quarenia, zanino da banzola detto sgarbella, nicolino de Jordano ò sia de barbero, Gioanni figliolo di gilardo del olmo et bartholomeo del binsa si incamminano sulla via per Costanzana con animo di danneggiar li beni dell’ abacia et suoi massari con grande furia in danegiando esse possessioni et con i piedi et conducendo seco vinti sette capi di bestie bovine una cavalla sei porcelletti et settanta pecore quali facero passar et andar per li beni infrascritti Richiedendo che sieno condenati nelli danni accusa et emenda alla forma de statuti et patti di vercelli et li beni turbati sono questi et primo essi di sigliano infrascritto sono intrati nelle fini di Constanzana predetta in una pezza dessa abbacia della qual he massaro matheo biandrino dove si dice in via di sigliano et da livi sono andati a traverso delle possessioni di detta abbacia sino passata la roggia nova et d’ essa roggia nova sono andati traversando tutte le possessioni seminate et non seminate [...] sino alla via di pertengo guastando et depascando i seminati et facendo strade insolite et turbando detta abacia et massarij nel suo antiquo possesso [...]
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... e siccome le fonti conservate sono quelle ecclesiastiche o comunque dei ricchi mi sa che non lo sapremo mai.. Quei poveri contadini non hanno lasciato memorie difensive..(a me non che non si sia svolto poi un regolare processo, intentato però sempre dai ricchi..)Quello che aveva combinato il caro Reverendo per farli imbufalire, però, non ce l'hanno detto
io 1983-G.Pietro 1955-Antonio 1920-Carlo Andrea 1886-Pietro 1850-Giulio 1812-G.Batta 1789-Francesco M. 1760-G.Batta 1717-Francesco M. 1692-G.Batta 1657-Carlo G. 1629-G.Batta 1591-G.Andrea 1565-Pietro-G.Francesco-Pietro di Bartolomeo Broffadelli e Rosa Pisati di Leonino-Bertolino-Leonino? (v. 1428)
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Si tratta di una lite discussa avanti il collegio dei dottori di Vercelli prima,e, come ultimo grado di giudizio, davanti al Senato in Torino sedente poi.
Queste "incursioni" a danno dei latifondisti (Vescovo, abbazie, nobili), anzi contro i loro massari, erano frequentissime.
I motivi erano quasi sempre il controllo e l' uso delle acque - e in questo caso è citata una roggia nova che credo di avere identificato - la violazione dei bandi campestri, diritti di pascolo contesi per l' incertezza dei confini, il rifiuto di contribuire con la mia comunità per la quota di imposta fondiaria.
Comunque il gruppetto di guastatori ebbe un' ammenda per i danni provocati, ma il duca Emanuele Filiberto in sostanza non infierì, segno che l' Abbazia tutte le ragioni non le doveva avere.
Da notare che il capobanda era un notaio, quindi una persona pubblica certamente era in grado di valutare le conseguenze.
Queste "incursioni" a danno dei latifondisti (Vescovo, abbazie, nobili), anzi contro i loro massari, erano frequentissime.
I motivi erano quasi sempre il controllo e l' uso delle acque - e in questo caso è citata una roggia nova che credo di avere identificato - la violazione dei bandi campestri, diritti di pascolo contesi per l' incertezza dei confini, il rifiuto di contribuire con la mia comunità per la quota di imposta fondiaria.
Comunque il gruppetto di guastatori ebbe un' ammenda per i danni provocati, ma il duca Emanuele Filiberto in sostanza non infierì, segno che l' Abbazia tutte le ragioni non le doveva avere.
Da notare che il capobanda era un notaio, quindi una persona pubblica certamente era in grado di valutare le conseguenze.
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Non sempre era così, o almeno è vero solo in parte. Te lo dico perchè anche un mio antenato notaio Gerolamo Bonoldi (suo padre Pietro, suo nonno Gerolamo e suo bisnonno ecc. erano tutti notai) insieme ad altri nel maggio 1569 (se non ricordo male) uccise due servi del conte Stanga di Castelnuovo Bocca d'Adda... dovette fuggire confinato e se ne persero le tracce. A settembre risultava già morto. Non so se è stato ucciso o altro. Anche lui doveva in teoria sapere a cosa andava incontro, ma credo che all'epoca i notai fossero un po' più "intraprendenti" degli attuali notai burocrati (con assoluto rispetto della categoria odierna).Da notare che il capobanda era un notaio, quindi una persona pubblica certamente era in grado di valutare le conseguenze.
Inoltre mi è capitato di trovare notai morti ammazzati, almeno tre quattro casi nel Cremonese
Altri casi simili?
io 1983-G.Pietro 1955-Antonio 1920-Carlo Andrea 1886-Pietro 1850-Giulio 1812-G.Batta 1789-Francesco M. 1760-G.Batta 1717-Francesco M. 1692-G.Batta 1657-Carlo G. 1629-G.Batta 1591-G.Andrea 1565-Pietro-G.Francesco-Pietro di Bartolomeo Broffadelli e Rosa Pisati di Leonino-Bertolino-Leonino? (v. 1428)
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Ti riferisci ad ammazzamenti di notai?
Allora direi di no, tolto un tabullarius morto annegato (fin qui niente di eccezionale, fino a tutto l' Ottocento affogare era il modo preferito di defungere degli Asiglianesi, e un prevosto soleva commentare così la loro morte: "Heu miser! Piscis ubi vitam reperit, iste necem..).
Però lo stesso notaio, nel XVIII secolo si fece 3 mesi di gattabuia per falso in atto pubblico: in una causa per debiti intentata da un ebreo contro un medico del paese, il nostro falsificò date in modo da favorire altri creditori, a svantaggio dell' ebreo.
Si fece tre mesi di galera, e alla fine pagò 39£ per la cibaria.
Allora direi di no, tolto un tabullarius morto annegato (fin qui niente di eccezionale, fino a tutto l' Ottocento affogare era il modo preferito di defungere degli Asiglianesi, e un prevosto soleva commentare così la loro morte: "Heu miser! Piscis ubi vitam reperit, iste necem..).
Però lo stesso notaio, nel XVIII secolo si fece 3 mesi di gattabuia per falso in atto pubblico: in una causa per debiti intentata da un ebreo contro un medico del paese, il nostro falsificò date in modo da favorire altri creditori, a svantaggio dell' ebreo.
Si fece tre mesi di galera, e alla fine pagò 39£ per la cibaria.
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