libero7 ha scritto:Fantastico. Grazie Vittore.
Non mi sono ancora chiare due cose: chi dona a chi (se Tuzio ai fratelli, o i fratelli a Tuzio), e chi è Giovanni Tommaso Casalena (credo il padre di tutti e 3).
Davanti al nome di Giovanni Tommaso (Gio Thoma) mi pare di intravedere una "f": forse significa "fu", ovvero che era defunto al momento della stesura dell'atto?
Se non ho capito male, l'atto veniva redatto a domicilio, era questa l'usanza?
!) i fratelli donano a Tuzio
2) dopo apoteca non c'è nessuna "f" che preceda Joannis Thomae, e non v'è alcuna indicazione di parentela
3) l'atto e redatto "in prope apoteca" qui non m'è chiaro se dentro la bottega o nei pressi
4) i notai rogavano ovunque: nel loro studio, in casa di terzi, in locali del la comunità e, prima del Concilio di Trento, anche in chiesa o nei cimiteri.
Grazie Gianantonio.
La descrizione della casa in cui viene esteso l'atto è identica a quella oggetto della donazione, per questo penso che in questo caso si tratti proprio della stessa abitazione. Rimane il mistero su chi sia Giovanni Tommaso. La "f" che sembra esserci davanti al nome non significa comunque che è defunto, per quello si sarebbe usata l'abbreviazione "q.m" cioè "quondam", come si può vedere in questo stesso atto, più avanti, quando viene citato il fu Mercurio Micchi.
Peccato mi abbiano inviato solo la prima pagina, forse nel proseguo dell'atto si chiariva qualcosa di più.
In effetti donano loro, pensavo che loro confessassero la donazione ricevuta, invece la effettuano
io 1983-G.Pietro 1955-Antonio 1920-Carlo Andrea 1886-Pietro 1850-Giulio 1812-G.Batta 1789-Francesco M. 1760-G.Batta 1717-Francesco M. 1692-G.Batta 1657-Carlo G. 1629-G.Batta 1591-G.Andrea 1565-Pietro-G.Francesco-Pietro di Bartolomeo Broffadelli e Rosa Pisati di Leonino-Bertolino-Leonino? (v. 1428)
Può darsi che per intraprendere la carriera ecclesiastica o per entrare in monastero fosse necessario avere una certa "dote", e per questo i fratelli accettarono di privarsi della loro quota di proprietà?
Per mantenersi in seminario vi erano due strade:
1) la famiglia del chierico costituiva il cosidetto "patrimonio ecclesiastico", cioè gli garantiva una rendita annua proveniente da beni immobili della famiglia stessa. Questo metodo permetteva alla famiglia di sottrarsi al pagamento delle tasse sui beni messi in beneficio. Le famiglie, per evadere, tendevano a costituire patrimoni ecclesiastici più ricchi di quanto fosse necessario per il mantenimento in seminario, e ciò era motivo di liti giudiziarie con l'amministrazione comunale che vedeva riduesi gli introiti.
2) l'altra strada era, per i chierici di famiglia povera, godere di qualche "piazza gratuita" fondata per testamento da qualche benefattore.
Avevo dimenticato la trascrizione del testo (abbreviature sciolte):
In dei nomine amen. Anno a Circumcisione Domini millessimo sexcentesimo vigesimo septimo/
die vero decima quarta mensis Decembris eiusdem annis, decimae indictionis Regnante Serenissimo/
et Captolico Domino nostro Domino Philippo quarto de Austria Dei gratia Rege Castillae, Ara=/
gona utriusque Siciliae, Ungariae, Dalmatiae Croatiaeque. Anno vero huius Re=/
gni octavo feliciter Amen. Actum intra Bellanti, et prope in Apoteca Joannis Tho=/
mae Casalenae ab ante, et uno stradas publicas, a retro ruam aquariam, ab alio/
bona Mercurij Micchij, et alios fines. Nos Seraffinus lucentius de bellanto/
iudex regius ad contractus, laurentius de laurentis de eadem terra publicus ubi=/
vis per provincias Aprutii citra et ultra regia authoritate Notarius, et testes/
infrascripti Videlicet Juris Utroque Doctor Dominus lucentius lucentiis, Reverendus Dominus Garofalus Garofali/
Annibal Spinotius, et Cherubinus Martius de dicto loco viri letterati, et ad haec/
omnia vocati & presenti publico instrumento declaramus & quod presentis die, anno, et loco in/
nostrum quorum supra Judicis, Notarii, et testium presentia & Constituti personaliter coram nobis/
fortebraccius et Archita Casalenae de Bellanto & attendentes multa & quae/
multipliciter, et diversi modo, se habuisse et recepisse confessi extiterunt/
a Domino Tutio Casalena eorum fratre germano presente et acceptante & per se & et volen=/
tes & ac propter amorem fraternum, et ut possit dictus Dominus Tutius facillime pervenire/
ad ordinem sacrum sponte & et non vi & donaverunt donationis titulo irrevocabiliter/
inter vivos factae & dicto Domino Tutio eorum fratri presenti acceptanti & pro se & unam/
eorum domum, sitam et positam intus terra predicta in Vico dicto Sancta lucia iuxta ab ante/
et ab uno latere stradas publicas, a retro ruam aquariam ab alio bona quondam Mer=/
curij Micchij de dicta terra, et alios notorios fines & a terra usque ad Caelum & item unam eorum/
Vineam sitam et positam in territorio dictae terrae in contrada dello piano Civarello capaci=/
tatis milliariorum trium iuxta a capite, ab uno, et a pede stradas/
publicas, ab alio bona ludovici Andreae, et alios fines cum arboribus et aliis/
cum introitu & una cum omnibus mobilibus existentibus in domo predicta ipsi Architae