"Civile/agiata" e "casalinga"
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"Civile/agiata" e "casalinga"
Buongiorno a tutti, sono nuovo qui ma parto subito con una domanda che da tempo vorrei proporre agli appassionati e a chi ne sa più di me. Nel corso delle mie ricerche, parliamo della Lombardia del secondo '800 e primo '900, ho spesso notato qualche incongruenza nel modo in cui erano definite le donne. Da quanto ho sempre inteso io, "casalinga" (o "donna di casa" o "attendente in casa" etc.) era la donna che, pur non svolgendo lavori pesanti, si occupava delle faccende domestiche, mentre gli appellativi "civile" (cioè di ceto civile) e "agiata" (o a volte "benestante") erano utilizzati per le donne a cui anche queste fatiche erano risparmiate, magari perché la famiglia assumeva dei domestici, e che quindi vivevano senza lavorare. Ora, se questo modo di intendere è corretto, ci sono almeno due casi piuttosto strani che mi spiego poco:
1) Una donna chiamata "agiata" o "civile" che nel giro di 2-3 diventa "casalinga".
2) Una donna che, a distanza di pochi anni o persino pochi mesi, passa dall'essere "tessitrice" o "sarta" al venire chiamata "agiata", ma magari più avanti di nuovo è "tessitrice" o qualcosa di simile (questa situazione mi è capitata in ben 3 diversi casi, statisticamente parlando è difficile che sia un errore).
Forse nel caso 1 è rilevante il fatto che sia morto nel frattempo il marito, anche se non mi risulta che la famiglia in sé si sia impoverita, mentre non ho molte idee per il caso 2. Mi piacerebbe sentire qualche parere in merito.
Grazie in anticipo per l'aiuto!
1) Una donna chiamata "agiata" o "civile" che nel giro di 2-3 diventa "casalinga".
2) Una donna che, a distanza di pochi anni o persino pochi mesi, passa dall'essere "tessitrice" o "sarta" al venire chiamata "agiata", ma magari più avanti di nuovo è "tessitrice" o qualcosa di simile (questa situazione mi è capitata in ben 3 diversi casi, statisticamente parlando è difficile che sia un errore).
Forse nel caso 1 è rilevante il fatto che sia morto nel frattempo il marito, anche se non mi risulta che la famiglia in sé si sia impoverita, mentre non ho molte idee per il caso 2. Mi piacerebbe sentire qualche parere in merito.
Grazie in anticipo per l'aiuto!
- gmoccaldi
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Re: "Civile/agiata" e "casalinga"
Ciao,
dico la mia interpretazione, che, premetto, non è basata su una conoscenza "scientifica".
All'epoca, tutte le donne erano "casalinghe" o "tessitrici", nel senso che praticamente tutte si dedicavano alla cura della casa ed alla tessitura di ciò che fosse necessario.
Nei documenti, più che l'occupazione effettiva, viene spesso indicata la posizione economica/sociale. Infatti, spesso mi è capitato di trovare atti di morte di bambini piccolissimi (sotto i quattro anni), indicati come "contadini".
Il fatto che per alcune donne venisse specificata una posizione più "elevata", diciamo così, era una specie di segno di rispetto, ma questo non cambiava nulla nelle loro mansioni quotidiane. Non credo che l'Ufficiale di Stato Civile chiedesse "cosa fa la signora?". Immagino fosse dato per scontato. L'interpretazione della condizione sociale doveva quindi essere basata sul giudizio dell'impiegato, che in alcuni casi poteva variare, soprattutto quando tale posizione era a cavallo di condizioni diverse.
dico la mia interpretazione, che, premetto, non è basata su una conoscenza "scientifica".
All'epoca, tutte le donne erano "casalinghe" o "tessitrici", nel senso che praticamente tutte si dedicavano alla cura della casa ed alla tessitura di ciò che fosse necessario.
Nei documenti, più che l'occupazione effettiva, viene spesso indicata la posizione economica/sociale. Infatti, spesso mi è capitato di trovare atti di morte di bambini piccolissimi (sotto i quattro anni), indicati come "contadini".
Il fatto che per alcune donne venisse specificata una posizione più "elevata", diciamo così, era una specie di segno di rispetto, ma questo non cambiava nulla nelle loro mansioni quotidiane. Non credo che l'Ufficiale di Stato Civile chiedesse "cosa fa la signora?". Immagino fosse dato per scontato. L'interpretazione della condizione sociale doveva quindi essere basata sul giudizio dell'impiegato, che in alcuni casi poteva variare, soprattutto quando tale posizione era a cavallo di condizioni diverse.
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Re: "Civile/agiata" e "casalinga"
Sì effettivamente questa spiegazione mi sembra soddisfacente, perché in praticamente qualunque altro caso sarebbero strani molteplici passaggi da una condizione all'altra e per di più in entrambe le direzioni. Quindi, di fatto, le donne in questione non erano necessariamente "tessitrici" nel senso che lavoravano per sartorie o industriali tessili, ma potevano anche solo semplicemente tessere in casa e "attendere al telaio" in quell'immagine di omerica e leopardiana memoria ? Sarò sciocco, ma non avevo mai tenuto conto di questa possibilità.
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Re: "Civile/agiata" e "casalinga"
Ho notato, ma anche la mia è solo una ipotesi personale, che la condizione di "agiata" o "benestante" della donna seguiva quella del marito: se lui lo era, in automatico, con il matrimonio, anche lei lo diventava.
Ci sono però casi opposti, lei agiata e lui no, allora il marito manteneva la sua reale professione.
Il periodo storico è importante, durante quello Napoleonico tutti i lavori non specifici vennero, diciamo così, declassati.
I proprietari terrieri divennero semplicemente coltivatori, solo le professioni specifiche(medico, speziale, notaio ecc.) venivano mantenute come tali.
Le donne di casa svolgevano tutte le attività connesse, quindi anche la cucitura o la tessitura, ma nel caso di un marito "sarto" il termine assumeva una connotazione reale, cioè le donne, oltre a svolgere il loro lavoro domestico, aiutavano lo sposo nella sua attività.
I figli, come detto giustamente, morti neonati, si registravano con la professione del padre, ma non sempre e penso solo in alcune zone.
Chi redigeva gli atti probabilmente non chiedeva niente, conoscendo la professione del dichiarante e della sua famiglia, così la donna spaziava tra la contadina, la donna di casa, la cucitrice e via dicendo.
Il "valore economico" della famiglia, molto spesso, emergeva da altre annotazioni o dai matrimoni dei figli o delle figlie.
Non deve stupire questa difformità nella stesura dei documenti, continuando le ricerche ti farai da solo una idea precisa sul ceto sociale delle persone.
Ci sono però casi opposti, lei agiata e lui no, allora il marito manteneva la sua reale professione.
Il periodo storico è importante, durante quello Napoleonico tutti i lavori non specifici vennero, diciamo così, declassati.
I proprietari terrieri divennero semplicemente coltivatori, solo le professioni specifiche(medico, speziale, notaio ecc.) venivano mantenute come tali.
Le donne di casa svolgevano tutte le attività connesse, quindi anche la cucitura o la tessitura, ma nel caso di un marito "sarto" il termine assumeva una connotazione reale, cioè le donne, oltre a svolgere il loro lavoro domestico, aiutavano lo sposo nella sua attività.
I figli, come detto giustamente, morti neonati, si registravano con la professione del padre, ma non sempre e penso solo in alcune zone.
Chi redigeva gli atti probabilmente non chiedeva niente, conoscendo la professione del dichiarante e della sua famiglia, così la donna spaziava tra la contadina, la donna di casa, la cucitrice e via dicendo.
Il "valore economico" della famiglia, molto spesso, emergeva da altre annotazioni o dai matrimoni dei figli o delle figlie.
Non deve stupire questa difformità nella stesura dei documenti, continuando le ricerche ti farai da solo una idea precisa sul ceto sociale delle persone.
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Re: "Civile/agiata" e "casalinga"
Grazie mille per gli spunti di ragionamento. Devo dire che il fatto che ai bambini venisse attribuita la professione del padre mi è del tutto nuovo, nelle zone in cui ho fatto ricerche io i morti "infanti" sono solo definiti tali e basta. Per le donne invece anche a me era venuto il sospetto che gli ufficiali di Stato Civile scrivessero di volta in volta quello che ritenevano più giusto, anche perché nei casi di "incongruenze" che ho in mente io si tratta effettivamente di famiglie sospese fra varie condizioni, come suggerite voi (in un'epoca dove peraltro mi sembra che la mobilità sociale fosse tutto sommato elevata).
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Re: "Civile/agiata" e "casalinga"
Nella mia esperienza, nei certificati di stato civile siciliani che ho avuto modo di consultare, solo per l'uomo veniva indicata la professione, la donna non aveva quasi mai una professione, l'unica eccezione l'ho trovata in alcuni atti di nascita, quando la donna che presentava il bambino nato era indicata come levatrice o assistente al parto.
Probabilmente la donna, in Sicilia, non aveva molta importanza....
Probabilmente la donna, in Sicilia, non aveva molta importanza....
Nadia <Francesco <Salvatore 1896<Francesco Paolo 1844<Santo 1813<Vincenzo 1780<Martino 1733<Vincenzo 1704<Filippo 1669<Vincenzo c. 1614<Antonino c. 1593<Vincenzo c. 1573
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Re: "Civile/agiata" e "casalinga"
Nemmeno nelle altre regioni!!
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