Lettere dell'800

Nel corso delle tue ricerche hai trovato un atto che riguarda una persona famosa? Ti è capitato di trovare un atto contenente qualche curiosità? Un nome veramente particolare? Questo è il posto giusto per segnalarlo.

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gmoccaldi
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Messaggio da gmoccaldi »

paroni1569 ha scritto: Quì il vitto è carissimo. Io mantengo per
ordinario due cavalli, un servitore, ed un mozzo
di scuderia. Questi quattro animali mi costano
mezzo zecchino al giorno. ]
Ho capito bene?! :shock:

paroni1569
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Messaggio da paroni1569 »

gmoccaldi ha scritto:
paroni1569 ha scritto: Quì il vitto è carissimo. Io mantengo per
ordinario due cavalli, un servitore, ed un mozzo
di scuderia. Questi quattro animali mi costano
mezzo zecchino al giorno. ]
Ho capito bene?! :shock:
Sì, c'è scritto proprio così:
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gmoccaldi
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Messaggio da gmoccaldi »

Beh, magari era ironico!...A quei tempi non si usavano le emoticons :)

paroni1569
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Messaggio da paroni1569 »

gmoccaldi ha scritto:Beh, magari era ironico!...A quei tempi non si usavano le emoticons :)
Sì, era ironico. In molte lettere che ho trascritto fino ad ora l'ironia, la presa in giro fra due persone con caratteri opposti (così come le professioni, un militare e un medico), è molto presente.

Per quanto riguarda la sua formazione, sapevo che appena 18enne entrò all'Università di Bologna che poi abbandonò per la scuola militare di Modena. Nella lettera che segue, nonostante sia già nell'esercito, è anche studente presso l'Università di Pavia e descrive la sua condizione di studente fuori sede. Veramente altri tempi... ed altri professori: Luigi Valentino Brugnatelli, Vincenzo Monti, Alessandro Volta, Antonio Scarpa!

Mio Caro Cugino ed Amico
Pavia 12 Maggio 18 22 Fiorile An.o 9°

Perché non ti scrivo? E' facile ad imaginarselo. Io occupo
passabilmente bene in questo paese tutte le ore della
giornata all' università, alla biblioteca, dai mercanti
di libri! Ti parlerò al mio ritorno in Fusignano della
maniera dignitosa, e scientifica colla quale si fanno
quì le lezioni. Quelle che più mi occupano sono
la Chimica, la Fisica, e la Storia Naturale. A proposito
di storia Naturale io sono alloggiato presso una
delle più belle, e più affabili Cittadine di questa
Città; donna dell'età di circa 30 anni essa ha una bellissima
figlia di 15, una graziosa cameriera, e due
vezzosi ed amabili figlioletti. Io sono quì come in mezzo
alla propria casa. L'affabile Cittadina, la bella figlia
la graziosa cameriera, e gl'amabili fanciulli mi vorebbero
sempre in casa, dove ci trattiamo colla massima confidenza.
Alla mattina mi vien portato il Cioccolato nel letto
alla sera, mi danno del vin forestiero, e dei marzapani,
e fino frà giorno le confetture. Io ho un bel
dire domine non sum dignus, che nulla mi giova,
mi spiacerebbe di dover dire un altro giorno con Davide
Usum non habeo, ma questo forse non accaderà
poiché spero di presto partire per Milano, e
indi per Bologna, da dove a Fusignano. Io mi tratterò
colà trè mesi giacché non ho potuto avere il
congedo, ma soltanto mi si promette un permesso

limitato. Saprai che sono stati scoperti trè nuovi
metalli: Uranio, Titanio, Cromio. Fourcroy
ha annunziato un quarto alcali ma Brugnatelli
lo nega. Vi è qualche cambiamento sulla
nomenclatura di alcuni gas e di alcuni sali come
ti dirò al mio ritorno. Monti non è ancora
giunto a cominciare le sue lezioni; ancora
un mese e poi l'università si chiude per le
vacanze estive. Ora si contano 450 circa
studenti, e la massima parte esattissimi, sicché
quasi tutte le lezioni hanno quel concorso
che aveva l'anatomia in Bologna. Il Teatro
fisico echeggia agl' applausi di Volta, Il Teatro
anatomico rimbomba alle lodi di Scarpa. Questi
sono creduti li due massimi luminari dell'
università. Salutami Preda, Zani, e Spadazzi.
Così pure tutta la tua famiglia. Non vedo l'ora
di venirmi un poco a mettere in libertà, e
circondarmi dei miei vecchj amici.
Presenterai li miei saluti li più cordiali all'incomparabile
Bettina, ed a Guido. Addio Amami e credimi
Tutto Tuo
Armandi
(Tenente d'artiglieria) scritto all'interno della firma

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paroni1569
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Messaggio da paroni1569 »

Se in questi giorni possiamo ammirare Plutone, nei primi anni del 1800 si parlava di nuovi "pianeti".
Nelle righe che seguono, il commento di Armandi sulla scoperta del "pianeta" Vesta, nel 1807, da parte
del dottor Olbers* di Brema.
Vesta, con Cerere e Pallade, fu poi declassato ad asteroide qualche decennio dopo.

"Avrai già veduta sulle gazzette la scoperta del
nuovo pianeta, che per grandezza di orbita, di
mole, e di periodo può veramente dirsi il gigante
del sistema solare, bisogna che i Sig.i Astronomi
allarghino il Zodiaco, per comodo di questo
nuovo ospite il quale sdegna la linea ristretta in
cui misuravano gli altri la loro carriera. Lo scopritore
è il Sig. d' Olberg* di Brema, quegli stesso
che scoprì la piccola pallade nell'anno scorso.
Questo fortunato osservatore de Cieli è un Medico
di qualche nome. Ti scrissi già altra volta, che egli
ha una forza tale di vista, che ad occhio nudo ha
fatte tutte le sue scoperte, poi rettificandole
col cannochiale. E' cosa curiosa che i nuovi pianeti
sono stati o preceduti, o seguiti da nuovi metalli.

Urano ebbe il Platino; Cerere, Pallade, Ercole
vengono col Cromo col Titanio, col Tellurio, se viviamo
ancora vi è apparenza che vedremo crescere
di molto la famiglia degl'uni, e degl'altri".

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paroni1569
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Messaggio da paroni1569 »

Ottocento, Novecento... Millenials. Alla fine, le paure e i problemi sono sempre gli stessi. Non abbiamo più la lanterna magica.
Armandi si trova a Venezia durante l'insurrezione del 1848-1849.



Venezia 31 Gennajo 1849

Mio caro Gasparoni –

Ho sempre saputo le vostre notizie da mia
sorella, e da qualche fusignanese che va capitando.
Sentii con dolore che eravate stato ammalato; ora
mi dicono che la burrasca è passata; ne godo, e
confido nella buona stagione che vi ridonerà le
forze indebolite dai freddi straordinarj di questo
inverno. Per noi vecchj ci vuole il caldo;
io quando ero giovane avrei sempre preferito
il freddo, ma ora nulla mi ricrea quanto il
raggio del sole, e di questo benedetto raggio
ne abbiamo qui grande carestia. Quasi sempre
nebbia quasi sempre caligo, come dicono questi
buoni Veneziani, e tanto folta che stando in
piazza non si vede la cima del campanile.
Dio voglia adunque che venga presto la primavera,
e Dio voglia sopratutto che possiamo
presto uscire da questa gabbia e da queste
gondole, che veramente io non ne posso più –

Ho veduto con piacere i nostri Fusignanesi
Loli e Ferruzzi, e mi sono consolato sentendo
che nella Bassa Romagna regna maggior quiete
che non avrei pensato. Veramente, mio vecchio
amico, siamo stati riservati a tempi che
nessuna mente umana avrebbe potuto prevedere.
Si direbbe che i Governi da una parte,
i popoli dall'altra, si sono sfidati a chi può fare
di peggio. E ciò che più mi rattrista è che non
vedo ne come, ne quando, possa finire questa
baldoria, perché tutti hanno guai in casa propria,
perché le società sono sciolte nei loro elementi,
perché il mondo è travolto da una forza
centrifuga, sicchè nessuno vuol stare al suo
posto, e nessuno lo trova anche che avesse buona
intenzione di starci; i personaggi politici passano
come le figure della lanterna magica; quegli
che era portato jeri al pinacolo, sarà domani
travolto nel fango, jeri idolo popolare, oggi
maledetto, calunniato e forse peggio; nulla di
stabile, nulla di logico, nulla neppure

di prevedibile. Chi può dire come staranno
le cose nostre fra un mese, fra otto giorni;
Chi può indovinare da qual parte soffierà
il vento che dovrà cambiare i nostri destini?
Siamo ridotti al punto di sperare in tutti;
di temere di tutti; nulla può ormai più
sorprenderci.
Se io fossi giovine, mio buon amico, vedrei
queste cose con scettica non curanza, o con
militare indifferenza. Non così ora che gli anni,
le fatiche, le traversie, mi fanno sospirare
per la tranquillità e pel riposo. E frattanto
chi mi può dire se troverò una pietra su
cui posare il capo, e porre qualche intervallo
fralla vita e la morte –
Lasciamo queste malinconie ed
abbandoniamoci in braccio alla Providenza.
Non è la prima volta che essa ci conduce al
bene per la via del dolore.
Voi abbiate cura della vostra salute.
Ricordatevi del Medice cura te ipsum

Alzarsi tardi, passeggiare sul mezzogiorno,
vivere sobriamente, andarsi a letto di
buon'ora, evitare l'aria della sera.
Ecco tutta la mia scienza medica, aggiungeteci
voi tutto quello che vi manca.
Mille saluti alla Sig.ra Anna vostra,
a Lodovico, alla Sig.ra Anna Monti.
Fatemi aver vostre nuove e credetemi
sempre –
V.o Aff.o Amico e Cugino
P. Armandi

Qui vedo qualche volta la vostra
nipote Giovannina Bertoni
figlia della povera Barbara. E' una
buona persona –

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Strategico8
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Messaggio da Strategico8 »

Bellissimo! Mi sono dato un'occhiata anche alle precedenti, sei davvero fortunato! Hai ritrovato un autentico patrimonio.
Giusto per curiosità, quali sono gli estremi cronologici della vita del cugino Armandi?
Luca (1987)< Mauro (1955)< Mario (1928)< Giuseppe (1893)< Antonio (1858)< Pietro (1820)< Antonio (1774)< Francesco (1744)< Antonio (1707)< Giovanni Battista (1680)< Francesco (1645 c.)< Antonio (1602 c.)< Giovanni (ante 1563) < Giacomo (ante 1529)

gianantonio_pisati
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Messaggio da gianantonio_pisati »

Veramente fortunato, grazie per aver rinverdito la discussione che all'epoca mi ero perso.
io 1983-G.Pietro 1955-Antonio 1920-Carlo Andrea 1886-Pietro 1850-Giulio 1812-G.Batta 1789-Francesco M. 1760-G.Batta 1717-Francesco M. 1692-G.Batta 1657-Carlo G. 1629-G.Batta 1591-G.Andrea 1565-Pietro-G.Francesco-Pietro di Bartolomeo Broffadelli e Rosa Pisati di Leonino-Bertolino-Leonino? (v. 1428)

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Messaggio da gianantonio_pisati »

Veramente fortunato, grazie per aver rinverdito la discussione che all'epoca mi ero perso.
io 1983-G.Pietro 1955-Antonio 1920-Carlo Andrea 1886-Pietro 1850-Giulio 1812-G.Batta 1789-Francesco M. 1760-G.Batta 1717-Francesco M. 1692-G.Batta 1657-Carlo G. 1629-G.Batta 1591-G.Andrea 1565-Pietro-G.Francesco-Pietro di Bartolomeo Broffadelli e Rosa Pisati di Leonino-Bertolino-Leonino? (v. 1428)

paroni1569
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Messaggio da paroni1569 »

Strategico8 ha scritto:Giusto per curiosità, quali sono gli estremi cronologici della vita del cugino Armandi?


1778-1855
Link alla pagina di Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Pier_Damiano_Armandi

La copia del certificato di morte l'ho recuperata dai siti francesi, grazie a MamyClo e MdeChamfort1, ma non riporta la causa. Cercando in rete, anni fa, trovai "per fiero morbo".

Armandi parla del suo stato di salute in una lettera del Dic. 1554, scritta a Michelangelo Caetani (lo stesso a cui è intitolata la via dove, a Roma, fu ritrovato il corpo di Moro).



Sevres 16 Decemb:e 1854

Degniss:o ed illustre amico

Sonovi nella vita dei periodi che si potrebbero chiamare
letargici, allorchè l'esistenza ridotta alle sole indispensabili funzioni
materiali, non trova ne forza ne volontà per le occupazioni dello spirito;
le sole nondimeno che meritino qualche conto nel breve passaggio
che facciamo su questa terra. In questa malaugurata situazione mi trovo
io da gran tempo, ottimo amico, a cagione di un malore scoppiatomi
sul volto, e che trascurato dapprima come lieve accidente, ha poi spiegato
natura assai perniciosa, sicchè da più di un anno io sono in piena
balia dei medici, dei speziali, e un poco anche dei chirurghi, e non con
troppa speranza di vederne la fine – La più nojosa conseguenza di questa
miseria è la relegazione quasi assoluta in cui mi tocca di vivere, a meno
che non consentissi a mostrarmi alla società con un empiastro sulla faccia
e due cauterj sul collo. – Da questo continuo isolamento io ne ho
contratto come un marasmo morale, che togliendomi ogni serenità
di pensiero, mi riduce a subire passivamente la vita senza lasciarmene
alcuno dei godimenti. Passano i giorni, passano i mesi tardi e scolorati
senza che io esca da questo mio romitorio, dove è ben raro
che giunga qualche conforto della amicizia –
Pure una cura che ho intrapresa recentemente sembra pormi finalmente
sulla via del meglio – Ma ad ogni modo, la guarigione non può giungere che lentamente.
Era il malanno in tutta la sua piena allorchè mi giunse la gratissima vostra
ed il prezioso libricino di cui vi piacque accompagnarla.
Potete pensare con quanta riconoscenza lo accolsi,
con quanta avidità io percorsi quelle pagine che mi ridonavano, a
tanta distanza, il godimento della saporita ed istruttiva vostra

conversazione. Poichè se, come lo ha detto l'eloquente pittore della natura,
le style est l'homme, non è dubbio che allora non dovesse a me sembrare
di pendere dal vostro labbro, rilevando in quella scrittura quell'
acume d'investigazione, quella novità di concetti, quella vibratezza
e quella sobrietà che formano il tipo ed il privilegio della vostra
mente. Ne in ciò, penso che la stessa modestia vostra potrebbe contradirmi.
Avrei per certo voluto e dovuto rispondere senza dimora.
Ma tanta era allora l'avidità del mio spirito, così mestamente vibravano
le corde dell'anima, che avrei temuto di profanare il culto della
amicizia se ne avessi affidato il ministero ad una penna temprata
nel rincrescimento e nella amarezza – Possa almeno questa scusa
attenuare la sfavorevole impressione del mio lungo silenzio! E crediatemi
pure che i miei pensieri non hanno mai cessato di rivolgersi a voi
ed alla egregia vostra famiglia, e che il vostro ben essere sarà sempre
l'oggetto costante dei miei desiderj –
Devo anche scusarmi con quello spirito eletto e gentile che si chiama
Filippo; la sua lettera, che tengo tuttora sul tavolino, mi serve spesso
di rimprovero e di conforto. Egli sa quanto io mi stimi beato della sua
benevolenza, e quale altissimo posto egli tiene ne miei sentimenti.
Aggiungerò che fra i sogni più ridenti, nei quali vado cercando qualche sollievo,
vi è la speranza di vedervi qui l'uno o l'altro, o forse ambedue,
alla prossima esposizione universale; ne certamente il governo potrebbe
far prova di miglior senno che affidando a voi questa delegazione.
Invio un omaggio ossequioso alla Sig.ra Contessa Longhi. Abbraccio
con trasporto quei cari bambini, che già mi sembra di vedere adulti,
e sui quali posano tante speranze – Saluto di cuore l'onesto e

laborioso Carinci, mi ricordo ai vostri buoni amici e commensali, ai
quali tutti auguro un anno colmo di prosperità e di godimenti.
Voi sapete, distinto e cortesissimo amico, quanto io sia ambizioso di
conservarmi un posto nella vostra memoria, e di professarmi colla più
viva effusione – Tutto vostro – gen. Armandi %


P.S. – Sembra che nei tempi di mezzo fosse costume di dare il nome
di commedia ai romanzi poetici. Così il poema di Malagigi e quello di
Rinaldo tanto conosciuti nei vecchj libri di cavalleria vengono citati
nei manoscritti francesi sotto il titolo di commedie – ed io ne ho
incontrato qualche esempio scartabellando al mio solito. Ma su di
ciò voi ne sapete assai più che io non potrei dirvene –

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alexlavopa
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Messaggio da alexlavopa »

Molto interessante, che bello avere tanto materiale di studio a disposizione!

paroni1569
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Messaggio da paroni1569 »

Da alcune lettere che potrebbero essere utili ad un laureando, ecco le istruzioni per costruire una pila di Volta. Il foglio con le bozze probabilmente è andato perduto a casa di qualche sperimentatore fusignanese:

Carissimo Cugino ed Amico
Modena 5 Settembre 1803

Ho frapposto qualche ritardo a rispondere alla cara tua del 27 6° scorso
per servirti con maggiore esattezza. Ho voluto vedere alcuni pilieri
e per dartene idea ho gettato l'abozzo grossolano di uno di questi
nella carta qui acclusa. Il piliere elettrico è una colonna
composta di piastre di rame e di zinco, trammezzate da strati
sottili di cartone, o di panno imbevuti di acqua salata. In questi
che io ho veduti le piastre erano grosse e larghe come uno dei
nostri bajocchi. Fa di mestieri avere il piccolo apparecchio rappre-
sentato dalla Fig: 2^ Sul piano 0 si comincia a porre una lastra per esempio
di rame poi un cartoncino bagnato, poi una lastra di zinco poi un carton-
cino e così di seguito. Le lastre così disposte si sovrapone loro il
coperchio A in guisa che tutta la pila sia contenuta fralle
quattro spranghe PQ. Allora si pone l'aparecchio così preparato
nel vaso di latta della Fig: 3^ che si chiude con un coperchio
in modo che rimanga scoperta una porzione d'intonaco
coibente. Per ottenere la scossa si prende colla mano bagnata
lo stuccio verso il fondo N e si tocca una parte del corpo
p. e. il capo coll'estremità M si ha una piccola scossa.
Le lastre del piliere sono ordinariamente 80, ma tu
vedi che questo è un numero arbitrario. Per avere il massimo
effetto si bagnano i cartoncini in una soluzione di
muriato d'ammoniaca, che è più efficace del sal commune.
Se invece di un piliere se ne adoprino due la scossa è più
sensibile, ma bisogna che le lastre dell'uno siano poste
in ordine inverso a quelle dell'altro, cosiché se uno termina
col rame l'altro termini collo zinco, e vice versa.
Allora si prende un piliere in ciascuna mano, si fanno
toccare le estremità superiori, e si ha la scossa. Brugnatelli
ha immaginato di sostituire alle lastre piane, delle lastre

a foggia di piccioli scudellini così sotto un volume poco mag-
giore si ha doppia superficie metallica, lo che aumenta
l'effetto. Si fanno dei pilieri di lastre quadrate di parecchj
pollici di lato ec.a; ec.a;
Oltre il piliere vi è anche un altro apparato elettrico. Prendete
una sessantina di piccioli bicchieri di vetro. Abbiate altrettanti
archi metallici, fatti come le forchette che le donne
portano in testa. all'estremità di ciascuno di questi archi
siavi una lastrina di zinco, all'altra estremità una
lastra di rame. Disponete li vostri bicchieri sopra una
tovola, in fila, o in cerchio come meglio vi piacerà
e vicini uno all'altro, empiteli per metà di acqua
saturata di sale, accavalcate ogni archetto all'unione
di due bicchieri talché in ognuno di essi siavi una
lastra di Rame ed una di Zinco che peschino nell'
acqua. Dall'ultimo bicchiere p. e. a dritta sorta
una piccola catena, che si tuffi in un catino pieno
della detta acqua posato sulla tavola, e dall'ultimo
a sinistra sorta una punta metallica. Immergete
la mano nell'acqua del Catino, coll'altra mano
bagnata toccate la punta metallica, anche col mezzo
di una spranga se la pila è molto lunga, avrete
una scossa ben forte a misura del numero dei
bicchieri impiegati.
Ecco come Volta imaginò questi due apparati. Egli si
occupava dell'elettricità animale, e la sosteneva identica
coll'atmosferica e minerale, esaminò la notomia
della Torpedine, e dell'Anguilla del Surinam, vidde che
la spina di quest' ultima era composta da piccole lastrine

solide trammezzate da sottili nambrane, che sempre sono
bagnate di Acqua salata del Mare. Ecco l'Idea del
piliere ec.a: ec.a:
Se ti ho mal servito la colpa è tua, che dovevi dirigerti
meglio. Salutami Tua moglie, ..., Zagnoli, e Fanti.
Amami scrivimi, e credimi
Il Tuo Armandi

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cannella55
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Messaggio da cannella55 »

Averne di carteggi così, una meraviglia!

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Messaggio da paroni1569 »

Grazie cannella55.

La lettera che segue è del 1799 e riguarda le ribellioni in Emilia contro l'esercito napoleonico.
Purtroppo la lettera è incompleta: o non ho notato il foglio che seguiva, oppure non c'era. Peccato perché vorrei sapere come andò a finire. Cmq prima o poi dovrò tornare anche in quell'archivio.

Cariss.o Amico
Modena 30 Germile Anno VII° *

Io ti scrissi la notte precedentemente alla mia partenza. Spero
che avrai già ricevuta la mia lettera e ti prego a darmi
conto si di quella, che di questa, e delle altre che riceverai
in seguito.
Noi dunque partimmo sul far del giorno. Il nostro corpo
era come ti dissi superiore ai 400 uomini parte Cisalpini
parte Francesi, Piemontesi, Polacchi - - ec:a ai quali si
aggiunsero alcuni di Guardia Nazionale. Avevamo oltreciò
due cannoni, ed otto carri di munizioni, e bagagli
24 Soldati a cavallo, una compagnia di Guastatori - - ec:a
Insomma la nostra colonna benché bizzarramente composta
era rispettabile almeno pel numero e pel coraggio risoluto
di quelli che la componevano. Preceduti da una forte
vanguardia marciammo sopra Buonporto paese di giù
lontano circa quattro leghe, dove arrivammo assai di
buon ora. Colà arrivati facemmo alto in un prato, ed
appena schierati, tutti i tamburi cominciarono a battere
il terribile passo-di carica dimodoché noi che eravamo
impazienti di venire alle mani credemmo che
quello fosse il momento dell'attacco, ed io ti giuro che
ci mancò istante, che io non cominciassi a far fuoco. Ma
siccome ci eravamo ingannati, così ci tornammo a calmare
e ritornammo verso Buon-porto dove gl'ufficiali del Genio

erano destinati alla Guardia del Quartier-Generale.
Del piccolo tragitto fino al quartiere fummo
complimentati da un rovescio d'acqua, e di Gragnuola
così improvviso, e veemente, che ci trovammo sul punto
bagnati fino alla camicia come se fossimo
stati immersi nell'acqua, ed io di più corsi pericolo
prossimo di annegarmi nel Panaro, ma viva la
Repubblica, e si andò avanti. Ci fermammo circa trè
ore a Buon-Porto mangiando, bevendo e rasciugando
le nostre armi. Poi si battè la marcia, e per strade
tutte fangose, e quasi impraticabili si fecero circa
altre quattro leghe di viaggio fino ad un casino
distante circa due leghe dalla Mirandola. La
nostra vanguardia ne era distante una sola Lega.
Erano allora circa le cinque pomeridiane. Il Generale
fissò il suo quartiere in quel casino per quella sera
contro la nostra aspettazione, che credevamo di marciare
immediatamente sopra la Mirandola, e darle l'attacco.
La truppa si accampò all'intorno, e fece dei grandi
fuochi tutta la notte di modo che si bruciarono 125
carri di legna. Noi della scuola militare fummo di
guardia al quartiere secondo il solito, e dormimmo
separatamente sopra la paglia dopo un lauto banchetto

di agli di cipolle, e di Pane da Munizione. Non
mi ricordo mai più in vita di avere mangiato con
tanto gusto, e di aver dormito tanto tranquillamente.
La mattina di buon ora mentre credevamo vicino
il momento di cogliere il frutto delle nostre fatiche
ci sentimmo freddamente ordinare di doverci ritirare
e la colonna cominciò a sfilare verso Modena. Non
ti saprei esprimere il nostro rammarico, e la nostra
desolazione per un tal ordine. Arrivammo perfino a
piangere perché ci veniva ordinato di retrocedere. Sul
momento di partire si fecero alcune scariche contro
dei paesani che c'inquietavano, e ci davano il buon
viaggio con delle schiopettate. S'apprestò sollecitamente
il Cannone in mezzo alla strada, ma non vi fù bisogno
di farne uso giacché si dispersero col favore degl'alberi
e della verdura. Ne fermammo alcuni, che traduce-
simo con noi, con alcune spie, che osservavano i nostri
andamenti. Tornammo a buon Porto. Piovè secondo
il solito, ci bagnammo secondo il solito, e giungemmo
a Modena sulla sera bestemmiando la nostra
mala fortuna, che ci aveva tolto di bocca il nemico
e Cantando quell'ottava del Tasso
"Qual dopo lunga, e faticosa caccia
"Tornansi mesti ed anelanti i cani
"Che la fiera perduta abbian di traccia ... ecc:a

Ma mi dirai cosa c'entra un ottava del Tasso in una
spedizione militare? C'entra benissimo, e poi anche che
non c'entrasse, i Militari non sono forse i migliori
ragionatori di questo mondo. Noi non sapevamo la cagione
della nostra ritirata. Chi diceva, che gl'insorgenti
avevano fatto una formidabile imboscata, chi diceva
che i Tedeschi si erano avanzati fino a Carpi per
Tagliarci la ritirata. Chi diceva che andavamo a sedare
un altra insorgenza al Finale... ma nessuno forse
sapeva quello, che si dicesse. Il Tutto si è che appena
arrivati a Modena, il Generale ci lesse una lettera
del Generale in Capo, che gl'ordinava di ritirarsi
immediatamente, mentre egli aveva già mandata
una colonna lungo il Pò per disperdere gl'insorgenti.
Abbiamo poi saputo, che appena intesa la nostra marcia
gl'insorgenti del Finale si erano ritirati precipitosamente.
Quelli della Mirandola erano fuggiti
e perche non trovavano le chiavi delle porte avevano
rotte le serrature, ed alcuni saltata la mura
per sbrigarsi più presto. I preti, e gl'altri capi si
ascondevano tralle fascine, nei fossi, e dovunque gli
suggeriva il loro timore. Sicché vedi quanto ci
sarebbe stato facile di prendere tutti quei paesi
di punire i colpevoli, e forse di dissipare tutta
l'insorgenza. La nostra ritirata per altro ha avuti

*19 Aprile 1799

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