Pagina 1 di 4
Inviato: venerdì 14 giugno 2013, 11:29
da MdeChamfort1
Non so cosa accadesse esattamente nella zona a cui fai riferimento. In relazione al Regno delle Due Sicilie (quindi nel periodo pre-unitario), posso dirti che le morti avvenute in ospedale erano registrate dall'Ufficiale di Stato Civile del Comune del nosocomio. Ciò vuol dire che se un cittadino abruzzese dell'Aquila moriva in un ospedale di Napoli, la sua morte veniva annotata nei registri di morte del comune di Napoli ( a sua volta divisa in sezioni) con l'indicazione, però, del suo comune di origine. Bisogna chiedere conferma a qualche piemontese se tale sistema vigeva anche nel Regno di Sardegna... Ziadani,Bigtortolo, Uantiti.... siete stati nominati !!!!!

Inviato: venerdì 14 giugno 2013, 11:40
da Tegani
Nel caso fosse morta in ospedale la registrazione sarebbe anche stata poi trascritta nei documenti del paese dove risiedeva?
La sorella di un mio antenato, residente in un paese in provincia di Verona, fu portata all'ospedale di Verona per le gravi condizioni di salute dovute alla pellagra. Qui morì nel 1858. Il decesso con la diagnosi di morte fu recapitato al parroco il quale lo scrisse nel registro dei morti anche se non aveva celebrato il funerale (fu sepolta a Verona). Non so se questa trascrizione fu uno scrupolo del parroco o se fosse un obbligo. Vero è che non mai trovato altre registrazioni di questo tipo negli archivi parrocchiali, anche di altri paesi. La cosa doveva essere eccezionale perché a quei tempi si moriva a casa, soprattutto tra gente povera come i miei antenati (infatti sono rimasto stupito anch'io). Se esistono ora ospedali nei paesi che dici, l'unica soluzione è chiedere in direzione se hanno l'archivio delle cartelle cliniche di quell'epoca. Se l'ospedale non esiste più, non saprei dove possono essere i documenti. Forse all'Archivio di Stato.
Inviato: venerdì 14 giugno 2013, 12:02
da Gianlu
Tegani ha scritto:Non so se questa trascrizione fu uno scrupolo del parroco o se fosse un obbligo. Vero è che non mai trovato altre registrazioni di questo tipo negli archivi parrocchiali, anche di altri paesi.
Anche a me sono capitati un paio di casi.

Inviato: venerdì 14 giugno 2013, 12:57
da Luca.p
Io, invece, ho il mio arcavolo diretto (nonno del mio bisnonno) che è un highlander: nonostante sia nato nel 1793, a tutti gli effetti, non è ancora morto. Oddio... incontrarlo non l'ho mai incontrato, ma non essendo stata registrata la sua morte in nessun registro dei morti (né civile, né religioso) ho la speranza, prima o poi, di vedermelo saltar fuori all'improvviso 8)
Inviato: venerdì 14 giugno 2013, 14:26
da Basaba
Lavorando lo scorso anno al Censimento mi è capitato il caso di una signora tedesca che risultava residente (nel 2011!) a Genova.
Il censimento era quindi intestato a lei, che risultava risidere qui con tutta la famiglia...
Abbiamo scoperto che si era ammalata ed era andata a curarsi in Germania, dove era morta da più di dieci anni.
Nessuno lo aveva comunicato al Comune...
Perciò non mi stupisco che nel '700 o nell'800 le persone spariscano senza che nessuno ne prenda nota!
Inviato: venerdì 14 giugno 2013, 14:44
da bigtortolo
Se sepolta in paese, deve risultare nel libro dei morti della parrocchia (già a stampa in quel periodo, almeno nella diocesi di Vercelli).
Poco probabile l'inumazione nel cimitero dell'ospedale, salvo l'assoluta indigenza della defunta e la mancanza di famigliari prossimi (ma non sembra questo il caso).
E comunque anche le salme dei poveri, per quanto mi risulta, venivano portate nel paese d'origine, a spese della comunità, come spesso risulta dalle delibere consiliari.
Inviato: venerdì 14 giugno 2013, 16:45
da aquilegia2011
Magari era andata a visitare un'amica, una conoscente in un Comune vicino. A quei tempi di moriva spesso anche per un malore improvviso.
Ho trovato tanti casi del genere, di persone morte presso un'abitazione altrui e residenti altrove.
Nel Regno delle Due Sicilie, durante la restaurazione, esistevano appositi registri per i morti/i nati al di fuori del proprio domicilio, le adozioni, i figli naturali riconosciuti in un secondo momento, e in alcuni casi, anche per i cambi di domicilio. Questi atti sono chiamati "diversi". Esistono registri analoghi a Strevi?
Inviato: venerdì 14 giugno 2013, 21:49
da ery1
Nel caso fosse morta in ospedale la registrazione sarebbe anche stata poi trascritta nei documenti del paese dove risiedeva?
A me è capitato che una mia antenata morì in ospedale a Pescia (anno 1887) e l'ospedale inviò l'atto di morte allo Stato civile del Comune di Pescia (inserito e trascritto negli allegati agli atti di morte) che a sua volta lo inviò al Comune di residenza della defunta, dove venne trascritto negli allegati.
Erica
Inviato: venerdì 14 giugno 2013, 23:37
da uantiti
cannella55 ha scritto:Grazie per le risposte, mi appello anche io ai piemontesi..nominati!
Mah! Il fatto che sia piemontese non credo ti possa essere di grande aiuto. Ho anch'io parenti svaniti nella nebbia, mai morti. Ho ipotizzato che fossero morti in un altro paese, in un ospedale o all'estero e che per motivi vari non sia mai arrivata la comunicazione al comune di nascita. O, nel caso sia arrivata, non è stata riportata nel registro supplementare. Comunque mi riferisco a registri redatti dopo l'unità d'Italia, a partire dal 1866. Per gli anni a cui ti riferisci tu, per quelle zone, penso ci siano solo i registri parrocchiali e non so come a quei tempi gestissero le comunicazioni da altre parrocchie, ammesso che arrivassero.
Ada
Inviato: sabato 15 giugno 2013, 18:21
da erborista
salve, se si è risposato vuol dire che era libero (vedovo) e doveva risultare da un documento. In certi Archivi ci sono dei faldoni denominati Allegati, non so se ad Acqui è così.
"intorno al 1842" Ovviamente sono stati controllati anche 1841 e 1843?
Inviato: sabato 15 giugno 2013, 19:06
da aquilegia2011
Chiederò direttamente a loro se esiste un faldone "diversi", io sinceramente non ne avevo mai sentito parlare.
Ecco il registro degli atti diversi del quartiere San Ferdinando di Napoli
http://www.antenati.san.beniculturali.i ... ersi/1856/
che presenta, tra gli altri, alcuni "atti di morti fuori domicilio".