famiglia ROSSET
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Ciao Chantal, sono felice per te!
Considera che ho fatto la ricerca solo su due registri e che i dati al momento si fermano al 1814, ma si può ancora arretrare, spero oggi pomeriggio, se per te va bene (controllo anche i matrimoni) ...
Nel caso di Porcia, ci sono diversi cognomi e soprannomi che ho potuto "vedere":
Rosset detto Brun;
Viol detto Violin;
Santarossa detto Lucon (e viceversa, questo anche in antre parrocchie - Pasiano e Tamai-);
Del Bel detto Beluz (oggi il mio vicino di casa è un Del Bel Beluz!);
Valdevit detto Val;
e per ultimo ... Cigana detto Maronese (il mio) con la variante, proprio a Porcia di Zigagna detto Marones ...
Ma gli esempi negli archivi sono moltissimi.
Qualcuno di voi ha mai "Inventariato" i cognomi che trova nei registri? per puro diletto? per farne una ricerca? altro? o sono solo io che mi annoto questi particolari (sono matta lo so!)?
Per Chantal, ti ho inviato due messaggi privati (con tutti gli estremi degli atti) li hai visti?
Simona
Considera che ho fatto la ricerca solo su due registri e che i dati al momento si fermano al 1814, ma si può ancora arretrare, spero oggi pomeriggio, se per te va bene (controllo anche i matrimoni) ...
Nel caso di Porcia, ci sono diversi cognomi e soprannomi che ho potuto "vedere":
Rosset detto Brun;
Viol detto Violin;
Santarossa detto Lucon (e viceversa, questo anche in antre parrocchie - Pasiano e Tamai-);
Del Bel detto Beluz (oggi il mio vicino di casa è un Del Bel Beluz!);
Valdevit detto Val;
e per ultimo ... Cigana detto Maronese (il mio) con la variante, proprio a Porcia di Zigagna detto Marones ...
Ma gli esempi negli archivi sono moltissimi.
Qualcuno di voi ha mai "Inventariato" i cognomi che trova nei registri? per puro diletto? per farne una ricerca? altro? o sono solo io che mi annoto questi particolari (sono matta lo so!)?
Per Chantal, ti ho inviato due messaggi privati (con tutti gli estremi degli atti) li hai visti?
Simona
Simona 1977 > Cesarino Adriano 1950 > Vittorio 1918 > Luigi 1876 > Antonio 1847 > Giuseppe 1804
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Grazie Moscjon !
Forse sono della mia famiglia quegli dell'anno 1765 di Talponedo...(conosco Talponedo). La parola "fittuali" ...mi fa pensare a "fedeli"...
Sarebbe interessante sapere se tutti i "ROSSET o ROSSET DETTO BRUN" di questa zona Porcia/Talponedo/Roraipiccolo/Palse, sono ramificazioni della stessa famiglia...
Grazie ! chantal
Forse sono della mia famiglia quegli dell'anno 1765 di Talponedo...(conosco Talponedo). La parola "fittuali" ...mi fa pensare a "fedeli"...
Sarebbe interessante sapere se tutti i "ROSSET o ROSSET DETTO BRUN" di questa zona Porcia/Talponedo/Roraipiccolo/Palse, sono ramificazioni della stessa famiglia...
Grazie ! chantal
chantal (1958)>antonio (1929-2009)>pietro (1905-1975)>giuseppe (1865-1940)>olivo (1833)>domenico (1808-1880)> 

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"fittuali", nel senso di contadini che conducevano in affitto dei terreni di proprietà della chiesa.
Secondo il ricercatore Nilo Pes, i Rosset della zona provengono dai Ceolin / Cevolin:
<< 1526, 17 luglio, martedì. "Manfredus q. Petri Civulini de Campanea" vende a Sebastiano Redivo di Roveredo un campo confinante con terre di "Joannis Civulini de Runchis".
Con questo documento [Archivio di Stato di Pn 4784/189] comincia la storia dei nostri Ceolin, una storia che sintetizziamo subito, riservandoci di presentare via via i documenti relativi. In principio ci fu il gruppo di Ronche: "li Civolini di Ronche"; in seguito, probabilmente staccandosi da quello, un gruppetto salì a piantare i casoni in "campagna" e diventò "li Civolini di Campagna"; da questi due gruppi si staccarono in tempi diversi famiglie che andarono a stabilirsi a Villadolt, a Fontanafredda, a Talmasson, a Vigonovo.
Torniamo al gruppo di Campagna. Di esso abbiamo notizie fin dal 1494 (Battista Ceolin, di Campagna, fu uno del commando che quell'anno penetrò a Porcia); per tantissimi anni lassù solamente famiglie Ceolin abitarono ......... ad un certo punto quegli otto o dieci casoni finirono per essere chiamati "i Ceolini": ad Civolinos, dice un documento del 1561 [ASP 4794/117]; in loco dicto li Civolini, dice un altro del 1566 [ASP, 4827]. "I Ceolini": il nome di questa bella frazione dell'attuale comune di Fontanafredda era nato.........
............. come mai ai Ceolini, paese che "dai" Ceolin venne fondato in epoca abbastanza vicina, .......... non c'è più nessuna famiglia Ceolin?
Domanda intelligente. La risposta ce la danno alcuni registri dell'archivio parrocchiale di San Vigilio di Palse, quelli che riportano - segnati con particolare cura anno dopo anno - i nomi di coloro che a quella chiesa dovevano affitti o decime; fra i tributari figurano "li Civolini di Campagna" e fra questi nel 1563 compare un certo Jacomo Cevolin. Bene, costui nel 1592 diventa Jacomo Rossetto; l'anno dopo suo figlio viene segnato come Daniel Rossetto; nel 1606 si trova un Antonio Civolini detto Rosset e un Zampiero Civolino detto Rosset; nel 1620 ecco un Piero Civolini detto Burin (sarà merìga nel 1628) e un Bastian Cevolin detto Rosset; ed ecco un Jacomo q. Daniel Rossetto con l'annotazione "era Civolin"; nel 1630 si trova un Piero Burin, un Agnol Rosset, un Gobbo Rosset e nessun Ceolin. >>
Secondo il ricercatore Nilo Pes, i Rosset della zona provengono dai Ceolin / Cevolin:
<< 1526, 17 luglio, martedì. "Manfredus q. Petri Civulini de Campanea" vende a Sebastiano Redivo di Roveredo un campo confinante con terre di "Joannis Civulini de Runchis".
Con questo documento [Archivio di Stato di Pn 4784/189] comincia la storia dei nostri Ceolin, una storia che sintetizziamo subito, riservandoci di presentare via via i documenti relativi. In principio ci fu il gruppo di Ronche: "li Civolini di Ronche"; in seguito, probabilmente staccandosi da quello, un gruppetto salì a piantare i casoni in "campagna" e diventò "li Civolini di Campagna"; da questi due gruppi si staccarono in tempi diversi famiglie che andarono a stabilirsi a Villadolt, a Fontanafredda, a Talmasson, a Vigonovo.
Torniamo al gruppo di Campagna. Di esso abbiamo notizie fin dal 1494 (Battista Ceolin, di Campagna, fu uno del commando che quell'anno penetrò a Porcia); per tantissimi anni lassù solamente famiglie Ceolin abitarono ......... ad un certo punto quegli otto o dieci casoni finirono per essere chiamati "i Ceolini": ad Civolinos, dice un documento del 1561 [ASP 4794/117]; in loco dicto li Civolini, dice un altro del 1566 [ASP, 4827]. "I Ceolini": il nome di questa bella frazione dell'attuale comune di Fontanafredda era nato.........
............. come mai ai Ceolini, paese che "dai" Ceolin venne fondato in epoca abbastanza vicina, .......... non c'è più nessuna famiglia Ceolin?
Domanda intelligente. La risposta ce la danno alcuni registri dell'archivio parrocchiale di San Vigilio di Palse, quelli che riportano - segnati con particolare cura anno dopo anno - i nomi di coloro che a quella chiesa dovevano affitti o decime; fra i tributari figurano "li Civolini di Campagna" e fra questi nel 1563 compare un certo Jacomo Cevolin. Bene, costui nel 1592 diventa Jacomo Rossetto; l'anno dopo suo figlio viene segnato come Daniel Rossetto; nel 1606 si trova un Antonio Civolini detto Rosset e un Zampiero Civolino detto Rosset; nel 1620 ecco un Piero Civolini detto Burin (sarà merìga nel 1628) e un Bastian Cevolin detto Rosset; ed ecco un Jacomo q. Daniel Rossetto con l'annotazione "era Civolin"; nel 1630 si trova un Piero Burin, un Agnol Rosset, un Gobbo Rosset e nessun Ceolin. >>
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FORMIDABLE ! che storia passionante ! grazie per queste informazioni preziose...capisco adesso l'evoluzione di un nome attreverso i secoli ! ecco una spiegazione da tradurre in francese per mio figlio ! GRAZIE MILLE ! chantal
chantal (1958)>antonio (1929-2009)>pietro (1905-1975)>giuseppe (1865-1940)>olivo (1833)>domenico (1808-1880)> 

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Buongiorno...sto cercando a fare una traduzione della storia degli ROSSET, che mi ha datto Moscjon, per potere spiegare a mio figlio. e ci sono cose che non capisco : primo : che cosa vuole dire "q" (Manfredus q. Petris....), anche "meriga" (alla fine del messaggio), anche "casoni" non so se vuole dire grande fattorie, grande case..latifondie... grazie . chantal
chantal (1958)>antonio (1929-2009)>pietro (1905-1975)>giuseppe (1865-1940)>olivo (1833)>domenico (1808-1880)> 

- Gianlu
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charoma2000 ha scritto:che cosa vuole dire "q" (Manfredus q. Petris....), è l'abbrevizione della parola latina "quondam", che significa "del fu", cioè il papà in quel momento era già morto
anche "meriga" (alla fine del messaggio), non lo so...
anche "casoni" non so se vuole dire grande fattorie, grande case..latifondie... grazie . direi di sì
La calma è la virtù dei forti, la pazienza dei genealogisti... - Gianluca
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ah ok capisco... "figlio del morto"..ok...casoni = grande case...ok...per quanto riguarda "sarà meriga nel 1628", non capisco. GRAZIE GIANLU !!!!!
Anche vorrei sapere se qualcuno su questo sito sa dove potrei trovare la storia della città di Porcia, per capire perchè nel 1494, Battista Ceolin penetro nella città di Porcia...mi piacerebbe avere dettagli... anche se io capisco che forse era una città con mura (come carcassonne in Francia, la città dove sono nata), e che Battista ha partecipata ad un combatto per entrare...
Anche vorrei sapere se qualcuno su questo sito sa dove potrei trovare la storia della città di Porcia, per capire perchè nel 1494, Battista Ceolin penetro nella città di Porcia...mi piacerebbe avere dettagli... anche se io capisco che forse era una città con mura (come carcassonne in Francia, la città dove sono nata), e che Battista ha partecipata ad un combatto per entrare...
chantal (1958)>antonio (1929-2009)>pietro (1905-1975)>giuseppe (1865-1940)>olivo (1833)>domenico (1808-1880)> 

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I casoni erano delle semplici case con tetti di paglia.
Il meriga era il capovillaggio.
Ecco il documento del 1494, pubblicato da Nilo Pes
1494, 10 gennaio, venerdì - Commando a Porcia
Fontanafredda, Villadolt e Ronche presentano denuncia al magnifico et clarissimo messer Antonio Ferro, Luogotenente della Patria del Friuli:
«Da tempo, per via della comugna, siamo in causa con i popolari di Porcia e col conte Morando ed essi vogliono vincere col terrore cercando, col terrore, di farci ritirare. Essendo Andrea del Col e Giacomo Malachin andati a Porcia per certi affari, alcuni popolari gli chiusero alle spalle le porte del centro e poi gridarono ad alta voce "Popolo! Popolo!!", radunando così gran moltitudine di gente, che prese i nostri, li maltrattò e li condusse nelle carceri; dove i poveretti dovettero stare a pane ed acqua per giorni e giorni; tutto ovviamente con il consenso e l'espressa licenza del conte Morando, loro fautore.
Ancora. La vigilia della Circoncisione del Signore, Daniele Scagnol con due o tre amici era andato a Porcia e molti popolari li aggredirono; uno di essi, certo Mazuol, ferì Daniele sotto la spalla sinistra penetrando col pugnale fino ai precordi, sì che il poveretto non ha speranze di salvezza. Adesso tutti noi abbiamo paura a girar per questa terra e non osiamo uscir di casa».
Mattio de Bernardis, detto Mazuol, di Porcia, controbatte: «Daniele non ha speranze di salvezza? Ma se ha ricominciato a lavorare! Comunque sia, dopo quel fatto in venti entrarono in Porcia un giorno. In venti, armati di tutte le generation di armi: partesane, partesane da trar, ronconi bolognesi, spiedi, archi con frecce, spade, coltelli, spontoni, pugnali, lanzarele, balote da trar con man; i fratelli Andrea e Francesco del Col, di Ronche, per esempio, avevano uno spiedo
da collo e un manareto. In venti erano: di Fontanafredda, di Villadolt, di Talmasson e di Ronche; ma con loro c'era anche Battista Ceolin, di Campagna.
E quei venti erano venuti per ammazzarmi. Lo avrebbero fatto, se non ci fosse stata una buona persona che mi tenne nascosto; e come mi cercarono e come girarono su e giù per il paese, soprattutto intorno a casa mia, a chiedere di me. Son cose, queste, che vanno contro le sante leggi dell'eccelso Consiglio dei Dieci, il quale vuole e comanda che non siano fatte adunanze e sette; son cose, queste, che vanno contro le giuste grida di Vostra Magnificenza, le quali proibiscono di portar armi, e contro ogni buon vivere umano. Erano venuti per uccidermi quando sapevano benissimo che il ferimento di Daniele era stato del tutto casuale. Bisogna punirli, sì che li poveri homeni possano andare in giro tranquilli e sicuri. Bisogna punirli, sì che il loro castigo sia di esempio a tutti. La querela che han presentato Daniele Scagnol e Andrea del Col è frivola, mendace e insulsa: il monte ha partorito un ridicolo topo.
La verità vera è quella che dirò adesso. Il nostro Battista Pitton era stato ferito, il nostro Pol de la Uliana aveva avuto il mantello tagliato in più luoghi e non si era saputo da chi; ma si sapeva che quella notte Andrea del Col e compagni si erano tenuti nascosti in Porcia.
Quando, il giorno di carnevale, detto Andrea e quattro compagni vennero a Porcia armati di balestre e di altre armi, Giacomo di Porcia, fratello del conte Morando, ordinò al podestà che quelle armi gliele facesse deporre. Perché così son le regole e per evitare incidenti. Ma essi presuntuosi non vollero obbedire al podestà e allora furono mandati due uomini dal conte Giacomo (Morando era assente), però anche a costoro Andrea e compagni opposero un rifiuto; e così intervennero i popolari che là si trovavano (a veder la festa, senza armi, da obbedienti sudditi), i quali popolari, con buone maniere e senza scandalo,
pigliarono Iacomo e Andrea e li menarono in prigione; dove stettero uno o due giorni, rifocillati dalle loro famiglie e trattati molto meglio di quel che meritavano: il loro eccesso infatti meritava ben altre punizioni, sia in danaro, sia in pene. Questo successe l'anno scorso. Ora essi accusano messer Morando che,
ripeto, era assente; secondo il loro costume non dicono mai il vero. In quanto alla rissa del Mazuol, questi fu provocato da Bernardo Malachin e, difendendosi, colpì Daniele che si era posto in mezzo; ma lo colpì non in maniera letale perché, ripeto, adesso può tranquillamente lavorare. E non è vero che talefatto restò impunito: messer Prosdocimo, altro fratello dei di Porcia, fece chiamare detto Mazuol per administrar giustitia come è sempre stato costume suo e dei suoi progenitori. I Fontanafreddesi vogliono proprio mescolar la falce con le manere. Il quale messer Prosdocimo ebbe a dire in seguito ai Fontanafreddesi: "Vi hanno tolto le armi? Avete fatto male a consegnarle: andate, trovatele e portatele: ve lo ordino io che ho più roba, più giurisdizione e più inzegno degli altri: non intendo che siano solo loro i signori".
Al che uno Scagnol, che aveva un manareto in mano, cominciò a tagliare dicendo che bisognava dar giù con le armi senza guardare a chi. Magari fosse vero quel che dice messer Prosdocimo; invece lui ed i tre fratelli hanno solo un quarto della giurisdizione; se fosse vero darebbe più forza agli abitanti di Porcia.
Per concludere, dico che i Fontanafreddesi sono homeni questioneri, rissosi et scandalosi, mentre i mercatanti e li artesani di Porcia sono homeni probi e da bon che non vogliono esercitar altre armi se non lo scudo della giustizia di Vostra Magnificenza.
E all'ufficiale il signor Prosdocimo chiese: "Chi ti ha comandato di non far entrare gente con le armi?" L'ufficiale rispose che era stato il signor Jacobo e allora Prosdocimo saltò su a dire: "Non te hoio detto che tu non fazi grida se prima non me domandi a mi? Io non so chi me tien dal meterte in preson. Da qui in avvenire non scrivere alcuna cosa a nome mio se io non te lo ordino"».
Bernardin di Domenico Zanussi depone: «Ero in casa, udii un tumulto e vidi che un uomo di Morando conduceva Andrea del Col e Giacomo Malachin alle carceri».
Federico Canzio, di Porcia: «Perché scoppiò la rissa? Perché Bernardo in pieno ballo aveva detto a Mazuol che era un pidocchioso e un magnapolenta».
Bernardino figlio di Michele, di Sant'Angelo: «Ero venuto a Porcia con Iacomo Malachin e stavo nella bottega di mistro Agostino barbiere quando udii un certo clamore; volevo uscire ma fui trattenuto dallo stesso Agostino e da Filippo Francescotto. Tuttavia uscii, lasciando la mia partesana nella bottega, e vidi un uomo del Conte e Matteo della Massara condurre Iacomo Malachin, mio socio, verso le carceri di Morando, e lo picchiavano. Dopo vennero alla bottega di Agostino dicendo: "Chi ha visto il fiol di Michiel di Sant'Angelo?" Nessuno
gli rispose e, dopo un momento, io stesso chiesi: "Che volete dal fiol di Michiel di Sant'Angelo? Eccolo qua: sono io". E subito mi misero le mani addosso. "Ma io e il mio socio non siamo venuti qui a far del male; siamo qui per ordine dei Conti: dobbiamo fare servizio di guardia durante questa festa di carnevale e pertanto non dovete portarci in carcere". Essi mi lasciarono, ma gli avevano detto che noi eravamo lì per aiutare qualcuno a uccidere un popolare. Che però non nominarono. Io sono cognato di Daniele, quello che han ferito col pugnale».
Deposizione di Alessio Locatelli del fu Bertrando, di Bergamo, podestà di Porcia: «Vennero da me Luca di Agostino e Bernardo di Colus a dirmi che dovevo provvedere affinché gli abitanti del contado non venissero in Porcia con armi; questo per evitare incidenti in quanto fra i popolari ed i rustici vi è odio.
Quando giunsero quei tali che han fatto la presente denuncia, io li invitai a deporre all'entrata le armi che avevano. Andrea, a dire il vero, rispose: "Andaremo a metterle zozo". Ma gli altri rifiutarono ed allora io dissi che sarei andato a riferire la cosa ai Signori. Mi ero avviato verso il palazzo, quando sentii gran rumore e, tornato indietro, vidi un gran tumulto fra i popolari e quei rustici. Tra i popolari vidi mistro Giovanni della Massara, Matteo Spiguzino, Manasco con uno spiedo, mistro Florito con una lancia, Jacomo Boranga con un pugnale, Mainardo e Mazuol fratelli, mistro Domenico strazzarolo con un'asta in mano, Giovanni di Agostino e suo fratello Luca, Daniele pellicciaio. Vidi Andrea del Col preso e condotto da alcuni popolari al carcere; era ferito e sanguinava al volto e ad una mano. Poi vidi Iacomo Malachin, che avevano preso nella casa di Luca Martini o di mistro Agostino barbiere, dove s'era rifugiato; Angelo e il figlio di Domenico del Fer erano riusciti a scappare. A questo punto intervenne l'uomo del signor Morando e Iacomo Malachin fu percosso con bastoni perché opponeva resisteva non volendo essere trascinato in carcere. Era stata chiusa la porta di sopra; non so per ordine di chi. Furono arrestati perché non stessero
armati durante la festa e il ballo: per consuetudine, in tali occasioni, nessuno, né terrigeno, né distrettuale, può avere armi».
Deposizione di Mattia di Federico del Bosco, di Palse: «Ero oltre il ponte e vidi Mazuol con un pugnale snudato in mano contro Bernardo Malachin e Gian Daniele Tomasini di Villadolt, che si difendevano, Gian Daniele con una pistola piccola; intervenne Daniele Scagnol, tentando di mitigare rissa e discordia, però Mazuol irato lo colpì alla spalla sinistra col pugnale. Gran brutta ferita. Giandaniele di Pietro Tomasini prese a fuggire verso il mulino, Bernardo Malachin fuggì nella casa di Jacobo fabbro e Mazuol inseguì Giandaniele lasciando là ferito Daniele Scagnol, che fu soccorso da alcuni di Villadolt e di Rorai Piccolo. Vicino al ponte vidi Mainardo, fratello di Mazuol, con una partesana e poi lo stesso Mazuol colpire sul petto con detta partesana Bernardo
Malachin; colpirlo de stramazono. Non conosco la causa di quella rissa».
Deposizione di Giandonato Gambron, di Ranzano: «Ero a Porcia per vendere un paio di pernici, ero vicino alla porta di sopra e vidi tre distrettuali, uno armato di balestra e uno di lancia lunga; entrati che furono, alcuni popolari gli chiusero la porta alle spalle e immediatamente ci fu tumulto e folla vociferante contro di loro: "Piglia! Piglia!" Uno fu preso, uno lo vidi fuggire, dell'altro non so niente. Al prigioniero alcuni gridavano: "Dagli! Dagli!" Altri dicevano: "Non gli far male". Dei popolari alcuni erano armati, altri no. Di essi conobbi solo Iacomo Boranga».
Il 7 ottobre Leonardo Mocenigo, nuovo Luogotenente della Patria del Friuli, comanda a Matio de Bernardis, detto Mazuol, di presentare entro 15 giorni tutti i documenti che intende presentare qualora decidesse di procedere contro Jacomo
di Villadolt e compagni.
Il giorno 11 ottobre davanti alla barbieria di mistro Agostino, Antonio di Alpago, pubblico nunzio e ufficiale della terra di Porcia, riferì a me sottoscritto di aver presentato a Matteo Mazuol de Bernardis il mandato del Luogotenente, sigillato con il sigillo piccolo di San Marco.
Io, Francesco Filarete, notaio d'imperiale autorità, figlio dell'egregio signorAlessio Locatelli, annotai con mio segno e nome.
Il documento [Archivio di Stato Venezia, Luogotenente Patria del Friuli, 96] termina qui. Lo ha segnalato Graziana Modolo.
Il meriga era il capovillaggio.
Ecco il documento del 1494, pubblicato da Nilo Pes
1494, 10 gennaio, venerdì - Commando a Porcia
Fontanafredda, Villadolt e Ronche presentano denuncia al magnifico et clarissimo messer Antonio Ferro, Luogotenente della Patria del Friuli:
«Da tempo, per via della comugna, siamo in causa con i popolari di Porcia e col conte Morando ed essi vogliono vincere col terrore cercando, col terrore, di farci ritirare. Essendo Andrea del Col e Giacomo Malachin andati a Porcia per certi affari, alcuni popolari gli chiusero alle spalle le porte del centro e poi gridarono ad alta voce "Popolo! Popolo!!", radunando così gran moltitudine di gente, che prese i nostri, li maltrattò e li condusse nelle carceri; dove i poveretti dovettero stare a pane ed acqua per giorni e giorni; tutto ovviamente con il consenso e l'espressa licenza del conte Morando, loro fautore.
Ancora. La vigilia della Circoncisione del Signore, Daniele Scagnol con due o tre amici era andato a Porcia e molti popolari li aggredirono; uno di essi, certo Mazuol, ferì Daniele sotto la spalla sinistra penetrando col pugnale fino ai precordi, sì che il poveretto non ha speranze di salvezza. Adesso tutti noi abbiamo paura a girar per questa terra e non osiamo uscir di casa».
Mattio de Bernardis, detto Mazuol, di Porcia, controbatte: «Daniele non ha speranze di salvezza? Ma se ha ricominciato a lavorare! Comunque sia, dopo quel fatto in venti entrarono in Porcia un giorno. In venti, armati di tutte le generation di armi: partesane, partesane da trar, ronconi bolognesi, spiedi, archi con frecce, spade, coltelli, spontoni, pugnali, lanzarele, balote da trar con man; i fratelli Andrea e Francesco del Col, di Ronche, per esempio, avevano uno spiedo
da collo e un manareto. In venti erano: di Fontanafredda, di Villadolt, di Talmasson e di Ronche; ma con loro c'era anche Battista Ceolin, di Campagna.
E quei venti erano venuti per ammazzarmi. Lo avrebbero fatto, se non ci fosse stata una buona persona che mi tenne nascosto; e come mi cercarono e come girarono su e giù per il paese, soprattutto intorno a casa mia, a chiedere di me. Son cose, queste, che vanno contro le sante leggi dell'eccelso Consiglio dei Dieci, il quale vuole e comanda che non siano fatte adunanze e sette; son cose, queste, che vanno contro le giuste grida di Vostra Magnificenza, le quali proibiscono di portar armi, e contro ogni buon vivere umano. Erano venuti per uccidermi quando sapevano benissimo che il ferimento di Daniele era stato del tutto casuale. Bisogna punirli, sì che li poveri homeni possano andare in giro tranquilli e sicuri. Bisogna punirli, sì che il loro castigo sia di esempio a tutti. La querela che han presentato Daniele Scagnol e Andrea del Col è frivola, mendace e insulsa: il monte ha partorito un ridicolo topo.
La verità vera è quella che dirò adesso. Il nostro Battista Pitton era stato ferito, il nostro Pol de la Uliana aveva avuto il mantello tagliato in più luoghi e non si era saputo da chi; ma si sapeva che quella notte Andrea del Col e compagni si erano tenuti nascosti in Porcia.
Quando, il giorno di carnevale, detto Andrea e quattro compagni vennero a Porcia armati di balestre e di altre armi, Giacomo di Porcia, fratello del conte Morando, ordinò al podestà che quelle armi gliele facesse deporre. Perché così son le regole e per evitare incidenti. Ma essi presuntuosi non vollero obbedire al podestà e allora furono mandati due uomini dal conte Giacomo (Morando era assente), però anche a costoro Andrea e compagni opposero un rifiuto; e così intervennero i popolari che là si trovavano (a veder la festa, senza armi, da obbedienti sudditi), i quali popolari, con buone maniere e senza scandalo,
pigliarono Iacomo e Andrea e li menarono in prigione; dove stettero uno o due giorni, rifocillati dalle loro famiglie e trattati molto meglio di quel che meritavano: il loro eccesso infatti meritava ben altre punizioni, sia in danaro, sia in pene. Questo successe l'anno scorso. Ora essi accusano messer Morando che,
ripeto, era assente; secondo il loro costume non dicono mai il vero. In quanto alla rissa del Mazuol, questi fu provocato da Bernardo Malachin e, difendendosi, colpì Daniele che si era posto in mezzo; ma lo colpì non in maniera letale perché, ripeto, adesso può tranquillamente lavorare. E non è vero che talefatto restò impunito: messer Prosdocimo, altro fratello dei di Porcia, fece chiamare detto Mazuol per administrar giustitia come è sempre stato costume suo e dei suoi progenitori. I Fontanafreddesi vogliono proprio mescolar la falce con le manere. Il quale messer Prosdocimo ebbe a dire in seguito ai Fontanafreddesi: "Vi hanno tolto le armi? Avete fatto male a consegnarle: andate, trovatele e portatele: ve lo ordino io che ho più roba, più giurisdizione e più inzegno degli altri: non intendo che siano solo loro i signori".
Al che uno Scagnol, che aveva un manareto in mano, cominciò a tagliare dicendo che bisognava dar giù con le armi senza guardare a chi. Magari fosse vero quel che dice messer Prosdocimo; invece lui ed i tre fratelli hanno solo un quarto della giurisdizione; se fosse vero darebbe più forza agli abitanti di Porcia.
Per concludere, dico che i Fontanafreddesi sono homeni questioneri, rissosi et scandalosi, mentre i mercatanti e li artesani di Porcia sono homeni probi e da bon che non vogliono esercitar altre armi se non lo scudo della giustizia di Vostra Magnificenza.
E all'ufficiale il signor Prosdocimo chiese: "Chi ti ha comandato di non far entrare gente con le armi?" L'ufficiale rispose che era stato il signor Jacobo e allora Prosdocimo saltò su a dire: "Non te hoio detto che tu non fazi grida se prima non me domandi a mi? Io non so chi me tien dal meterte in preson. Da qui in avvenire non scrivere alcuna cosa a nome mio se io non te lo ordino"».
Bernardin di Domenico Zanussi depone: «Ero in casa, udii un tumulto e vidi che un uomo di Morando conduceva Andrea del Col e Giacomo Malachin alle carceri».
Federico Canzio, di Porcia: «Perché scoppiò la rissa? Perché Bernardo in pieno ballo aveva detto a Mazuol che era un pidocchioso e un magnapolenta».
Bernardino figlio di Michele, di Sant'Angelo: «Ero venuto a Porcia con Iacomo Malachin e stavo nella bottega di mistro Agostino barbiere quando udii un certo clamore; volevo uscire ma fui trattenuto dallo stesso Agostino e da Filippo Francescotto. Tuttavia uscii, lasciando la mia partesana nella bottega, e vidi un uomo del Conte e Matteo della Massara condurre Iacomo Malachin, mio socio, verso le carceri di Morando, e lo picchiavano. Dopo vennero alla bottega di Agostino dicendo: "Chi ha visto il fiol di Michiel di Sant'Angelo?" Nessuno
gli rispose e, dopo un momento, io stesso chiesi: "Che volete dal fiol di Michiel di Sant'Angelo? Eccolo qua: sono io". E subito mi misero le mani addosso. "Ma io e il mio socio non siamo venuti qui a far del male; siamo qui per ordine dei Conti: dobbiamo fare servizio di guardia durante questa festa di carnevale e pertanto non dovete portarci in carcere". Essi mi lasciarono, ma gli avevano detto che noi eravamo lì per aiutare qualcuno a uccidere un popolare. Che però non nominarono. Io sono cognato di Daniele, quello che han ferito col pugnale».
Deposizione di Alessio Locatelli del fu Bertrando, di Bergamo, podestà di Porcia: «Vennero da me Luca di Agostino e Bernardo di Colus a dirmi che dovevo provvedere affinché gli abitanti del contado non venissero in Porcia con armi; questo per evitare incidenti in quanto fra i popolari ed i rustici vi è odio.
Quando giunsero quei tali che han fatto la presente denuncia, io li invitai a deporre all'entrata le armi che avevano. Andrea, a dire il vero, rispose: "Andaremo a metterle zozo". Ma gli altri rifiutarono ed allora io dissi che sarei andato a riferire la cosa ai Signori. Mi ero avviato verso il palazzo, quando sentii gran rumore e, tornato indietro, vidi un gran tumulto fra i popolari e quei rustici. Tra i popolari vidi mistro Giovanni della Massara, Matteo Spiguzino, Manasco con uno spiedo, mistro Florito con una lancia, Jacomo Boranga con un pugnale, Mainardo e Mazuol fratelli, mistro Domenico strazzarolo con un'asta in mano, Giovanni di Agostino e suo fratello Luca, Daniele pellicciaio. Vidi Andrea del Col preso e condotto da alcuni popolari al carcere; era ferito e sanguinava al volto e ad una mano. Poi vidi Iacomo Malachin, che avevano preso nella casa di Luca Martini o di mistro Agostino barbiere, dove s'era rifugiato; Angelo e il figlio di Domenico del Fer erano riusciti a scappare. A questo punto intervenne l'uomo del signor Morando e Iacomo Malachin fu percosso con bastoni perché opponeva resisteva non volendo essere trascinato in carcere. Era stata chiusa la porta di sopra; non so per ordine di chi. Furono arrestati perché non stessero
armati durante la festa e il ballo: per consuetudine, in tali occasioni, nessuno, né terrigeno, né distrettuale, può avere armi».
Deposizione di Mattia di Federico del Bosco, di Palse: «Ero oltre il ponte e vidi Mazuol con un pugnale snudato in mano contro Bernardo Malachin e Gian Daniele Tomasini di Villadolt, che si difendevano, Gian Daniele con una pistola piccola; intervenne Daniele Scagnol, tentando di mitigare rissa e discordia, però Mazuol irato lo colpì alla spalla sinistra col pugnale. Gran brutta ferita. Giandaniele di Pietro Tomasini prese a fuggire verso il mulino, Bernardo Malachin fuggì nella casa di Jacobo fabbro e Mazuol inseguì Giandaniele lasciando là ferito Daniele Scagnol, che fu soccorso da alcuni di Villadolt e di Rorai Piccolo. Vicino al ponte vidi Mainardo, fratello di Mazuol, con una partesana e poi lo stesso Mazuol colpire sul petto con detta partesana Bernardo
Malachin; colpirlo de stramazono. Non conosco la causa di quella rissa».
Deposizione di Giandonato Gambron, di Ranzano: «Ero a Porcia per vendere un paio di pernici, ero vicino alla porta di sopra e vidi tre distrettuali, uno armato di balestra e uno di lancia lunga; entrati che furono, alcuni popolari gli chiusero la porta alle spalle e immediatamente ci fu tumulto e folla vociferante contro di loro: "Piglia! Piglia!" Uno fu preso, uno lo vidi fuggire, dell'altro non so niente. Al prigioniero alcuni gridavano: "Dagli! Dagli!" Altri dicevano: "Non gli far male". Dei popolari alcuni erano armati, altri no. Di essi conobbi solo Iacomo Boranga».
Il 7 ottobre Leonardo Mocenigo, nuovo Luogotenente della Patria del Friuli, comanda a Matio de Bernardis, detto Mazuol, di presentare entro 15 giorni tutti i documenti che intende presentare qualora decidesse di procedere contro Jacomo
di Villadolt e compagni.
Il giorno 11 ottobre davanti alla barbieria di mistro Agostino, Antonio di Alpago, pubblico nunzio e ufficiale della terra di Porcia, riferì a me sottoscritto di aver presentato a Matteo Mazuol de Bernardis il mandato del Luogotenente, sigillato con il sigillo piccolo di San Marco.
Io, Francesco Filarete, notaio d'imperiale autorità, figlio dell'egregio signorAlessio Locatelli, annotai con mio segno e nome.
Il documento [Archivio di Stato Venezia, Luogotenente Patria del Friuli, 96] termina qui. Lo ha segnalato Graziana Modolo.
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