Circolare sugli archivi ecclesiastici 2

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Rachis
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Circolare sugli archivi ecclesiastici 2

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LA CONSERVAZIONE DELLE CARTE DELLA MEMORIA

La preoccupazione primaria nei confronti degli archivi delle Chiese particolari è certamente quella di conservare un così prezioso patrimonio con diligenza al fine di trasmetterlo integralmente ai posteri. Nell'organizzazione degli archivi occorre seguire il criterio dell'unità nella distinzione. La distinzione del materiale raccolto evidenzia infatti la capillare attività della comunità ecclesiale e nel contempo riferisce la sua sostanziale unità di intenti.

La conservazione è un'esigenza di giustizia che noi, oggi, dobbiamo a coloro di cui siamo gli eredi. Il disinteresse è un'offesa ai nostri antenati e alla loro memoria. È pertanto doveroso che i Vescovi diocesani osservino le disposizioni canoniche al riguardo.* Anche le giovani chiese sono chiamate a documentare progressivamente la loro attività pastorale secondo la normativa canonica al fine di trasmettere la memoria della prima evangelizzazione nello sforzo di inculturazione della fede in una determinata comunità.

3.1. Irripetibilità del materiale documentario

Si tenga nel giusto conto che gli archivi, a differenza delle biblioteche, raccolgono quasi sempre documenti unici nel loro genere, che costituiscono le fonti principali della ricerca storica poiché riferiscono direttamente gli eventi e gli atti delle persone. La loro perdita o la loro distruzione, inficiando l'oggettiva investigazione sui fatti e impedendo l'acquisizione delle precedenti esperienze, compromette la trasmissione dei valori culturali e religiosi.

La conservazione delle pergamene, delle carte e del materiale informatico deve essere pertanto garantita da una congrua normativa sull'uso degli archivi da un'efficiente inventariazione e dell' eventuale restauro conservativo, dall'idoneità e dalla sicurezza degli ambienti. Oltre alla conservazione è bene promuovere il recupero di materiali dispersi in sedi improprie ed è opportuno coordinarsi con gli altri archivi di enti ecclesiastici non soggetti all'autorità del Vescovo diocesano al fine un'azione concertata.

La scelta stessa del materiale cartaceo o di altro tipo deve essere attentamente valutata al fine di garantirne la durata in determinate condizioni climatiche e ambientali. Tali operazioni sono presupposti indispensabili per una corretta gestione degli archivi.

3.2. Spazi congrui

La preoccupazione dei responsabili si concretizza perciò nell'impegno di attrezzare spazi congrui dove depositare i materiali. I locali devono rispondere alle fondamentali norme di igiene (illuminazione, climatizzazione, grado di umidità e di temperatura, ecc.), di sicurezza (dotati di sistemi antincendio e antifurto, ecc.) e di vigilanza (servizio di vigilanza durante la consultazione, controlli periodici, ecc.).

Nella strutturazione degli archivi vanno predisposti locali per il deposito ed apposite sale per la consultazione dei documenti, avvalendosi possibilmente delle molteplici strumentazioni tecniche ed informatiche per la ricerca e la lettura. Naturalmente tale organizzazione è proporzionata alle diverse categorie di archivi ecclesiastici e al tipo di consultazione che si vuole offrire.

3.3. Inventariazione e informatizzazione

Per la conservazione degli archivi delle Chiese particolari è dunque auspicabile che vengano seguiti i criteri della migliore tradizione archivistica e quelli della tecnica applicata (schedatura elettronica, collegamenti in rete e internet, microfilms, riproduzione tramite scanner dei documenti, dischi ottici, ecc.), per cui occorre adoperarsi nel reperire fondi straordinari per la fase della prima informatizzazione del materiale e fondi ordinari per il lavoro corrente di immissione dei dati anche attraverso la richiesta di provvidenze di enti nazionali e internazionali.
La compilazione dell'inventario è certamente l'atto fondamentale per la consultazione del patrimonio archivistico, come d'altronde dispongono i cann. 486 § 3; 491 § 1. Esso consentirà la produzione degli altri strumenti utili alla consultazione del materiale (cataloghi, repertori, regesti, indici) e permetterà l'utilizzazione dei moderni sistemi informatici onde collegare le varie sedi archivistiche e favorire una ricerca su ampia scala. Avvalendosi delle nuove tecnologie, è inoltre opportuno conservare in un altro luogo protetto la copia dei documenti di rilevante valore, al fine di non perdere tutta la documentazione in caso di sinistro.

4.

LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO DOCUMENTARIO PER LA CULTURA STORICA E PER LA MISSIONE DELLA CHIESA

La documentazione contenuta negli archivi è un patrimonio che viene conservato per essere trasmesso e utilizzato. La sua consultazione infatti consente la ricostruzione storica di una determinata Chiesa particolare e della società ad essa contestuale. In tal senso le carte della memoria sono un bene culturale vivo perché offerto ad ammaestramento della comunità ecclesiale e civile nello scorrere delle generazioni e per il quale diventa doverosa una custodia diligente.

4.1. Destinazione universale del patrimonio archivistico

Gli archivi, in quanto beni culturali, sono offerti innanzitutto alla fruizione della comunità che li ha prodotti, ma con l?andare del tempo assumono una destinazione universale, diventando patrimonio dell'intera umanità. Il materiale depositato non può infatti essere precluso a coloro che possono avvantaggiarsene per conoscere la storia del popolo cristiano, le sue vicende religiose, civili, culturali e sociali.

I responsabili devono procurare che la fruizione degli archivi ecclesiastici possa essere facilitata non soltanto agli interessati che ne hanno diritto, ma anche al più largo cerchio cli studiosi,
senza pregiudizi ideologici e religiosi, come è nella migliore tradizione ecclesiastica, salvo restando le opportune norme di tutela, date dal diritto universale e dalle norme del Vescovo diocesano Tali prospettive di apertura disinteressata, di accoglienza benevola e di servizio competente devono essere prese in attenta considerazione affinché la memoria storica della Chiesa sia offerta all'intera collettività.

4.2. Destinazione universale degli archivi

Dato l'universale interesse che suscitano gli archivi è opportuno che i singoli regolamenti siano resi pubblici e che le norme siano, nel limite del possibile, armonizzate con quelle degli Stati, quasi a sottolineare il comune servizio che gli archivi sono destinati a dare. Oltre alla regolamentazione dell'archivio diocesano è opportuno stabilire direttive comuni anche per l'uso degli archivi parrocchiali nell'ottemperanza delle norme canoniche, e analogamente a questi degli altri archivi, al fine di evitare inadempienze nella registrazione dei dati o nella raccolta dei documenti. Tale coordinamento può favorire l'eventuale informatizzazione dei dati a livello diocesano onde avere un opportuno prospetto statistico sull'intera azione pastorale di una determinata Chiesa particolare. È opportuno concertare detta regolamentazione anche con archivi di altri enti ecclesiastici specialmente quelli degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica nel rispetto delle legittime autonomie.

E doveroso però che vengano posti dei limiti alla consultazione dei fascicoli personali e di altri carteggi che per natura loro sono riservati o che i responsabili riterranno tali.* Non ci riferiamo all'archivio segreto della curia diocesana, di cui espressamente trattano i cann. 489-490, ma in generale agli archivi ecclesiastici. In proposito talune metodologie archivistiche suggeriscono che le carte riservate siano segnalate con opportune indicazioni negli inventari a cui possono accedere i ricercatori.

4.3. Contestualizzazione del materiale documentario

Per il lavoro di ricerca e per una migliore valorizzazione dei documenti conservati negli archivi si rivelano quanto mai utili sia gli strumenti propriamente archivistici, di cui si è detto, sia quei sussidi bibliografici che sono vantaggiosi allo studio dei documenti in quanto ne forniscono il contesto storico. A tal fine, non dovrebbero mancare presso l'archivio storico diocesano Opere specializzate per la conoscenza storico-giuridica delle istituzioni ecclesiastiche ed opere generali che illustrano la storia della Chiesa. Infatti, ogni documento va inserito nel suo contesto, da cui riceve pieno valore storico. In tal senso risultano anche più evidenti i contributi della ricerca poiché entrano in rapporto con i dati precedentemente acquisiti e noti.

Questi sussidi, unitamente alle strumentazioni per la lettura dei documenti antichi e per la loro eventuale riproduzione in copia, contribuiranno alla migliore fruizione ed utilizzazione del patrimonio archivistico.

4.4. Formazione culturale attraverso il deposito documentario

Attraverso il deposito documentario la Chiesa comunica la propria storia che si sviluppa lungo i secoli, si inserisce nelle molteplici culture subendone i condizionamenti e parimenti trasformandole. Anche gli archivi ecclesiastici entrano dunque a far parte del patrimonio di una civiltà ed hanno un'imprescindibile valenza informativa e formativa per cui possono diventare degli importanti centri culturali.In questa prospettiva coloro che operano negli archivi ecclesiastici contribuiscono efficacemente allo sviluppo culturale poiché offrono la loro competenza scientifica facendo cogliere la natura e il significato dei documenti che mettono a disposizione dei ricercatori. Quando poi svolgono il loro servizio a vantaggio di studiosi stranieri contribuiscono concretamente a far avvicinare gli operatori culturali di diverse nazionalità e a far comprendere le differenti culture. Essi si collocano perciò "tra gli artigiani della pace e dell'unità tra gli uomini".

4.6. Promozione della ricerca storica

È auspicabile che la Chiesa si faccia promotrice dell'organizzazione archivistica motivandone l'importanza culturale specie laddove non esiste ancora una congrua sensibilizzazione in merito presso gli enti civili. In tal senso è opportuno coordinare tra loro tutti gli archivi ecclesiastici presenti in una Chiesa particolare, sia quelli soggetti al Vescovo diocesano, sia quelli di altra competenza. Questo patrimonio di memoria può diventare infatti un punto di riferimento ed un luogo di incontro ispirando iniziative culturali e ricerche storiche in collaborazione con gli istituti specializzati delle università ecclesiastiche, cattoliche, libere e statali. Di grande utilità è inoltre il rapporto fra archivi e centri di documentazione.

Dal momento che gli archivi possono essere sedi privilegiate di incontri di studio, di convegni sulle tradizioni religiose e pastorali della comunità cristiana, di esposizioni didattiche e cli mostre documentarie, essi sono deputati ad assumere il ruolo di un'agenzia culturale non solo per gli specialisti del settore, ma anche per studenti e giovani opportunamente preparati. Promuovendo poi edizioni di fondi e raccolte di studi, tali tabernacoli della memoria vengono ad esprimere la loro piena vitalità, si inseriscono nei processi creativi della cultura e nella missione pastorale della Chiesa locale.

5
CONCLUSIONE

Trattando in questa nostra lettera del patrimonio archivistico delle comunità ecclesiali, siamo certi di aver suscitato in Vostra Eminenza (Eccellenza) ricordi e sentimenti profondi sulle vicende storiche della Chiesa di cui è pastoralmente responsabile.

Il venerato pontefice Paolo Vl è convinto che "la cultura storica sia necessaria, parta dal genio, dall'indole, dalla necessità, dalla stessa vita cattolica, la quale possiede una tradizione, è coerente, e svolge nei secoli un disegno e, ben si può dire, un mistero. E il Cristo che opera nel tempo e che scrive, proprio Lui, la sua storia, sì che i nostri brani di carta sono echi e vestigia di questo passaggio della Chiesa, anzi del passaggio del Signore Gesù nel mondo". Ed ecco che, allora, l'avere il culto di queste carte, dei documenti, degli archivi, vuol dire, di riflesso, avere il culto di Cristo, avere il senso della Chiesa, dare a noi stessi e dare a chi verrà la storia del passaggio di questa fase del transitus Domini nel mondo"*.

Conservare, dunque, questo patrimonio per trasmetterlo alle generazioni future è un impegno notevole, come quello di valorizzarlo opportuna mente per la cultura storica e per la missione della Chiesa. Per questo la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa ha ritenuto conveniente prospettare queste indicazioni onde favorire la formulazione di programmi organici.

Siamo lieti e grati di ricevere un riscontro alle considerazioni che abbiamo comunicato e alle proposte che abbiamo indicato, così da sviluppare un fecondo dialogo, che fornirà ulteriori spunti per la nostra azione sintonizzata alle situazioni delle Chiese particolari e ci permetterà di prospettare iniziative valide, comprovate dall'esperienza di ciascuno.

Iniziative di tal genere, quali la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, richiedono persone e tempo. Anche nei confronti degli archivi è necessario che si sviluppi un atteggiamento pastorale, considerando che la loro conservazione prepara futuri sviluppi culturali e la loro valorizzazione può costituire un valido incontro con la cultura odierna ed offrire occasioni per partecipare al progresso integrale dell'umanità.

Il patrimonio archivistico, come bene ecclesiastico, rientrando nelle finalità proprie di tali beni della Chiesa, può portare un valido contributo alla nuova evangelizzazione. Usufruendo adeguatamente di tutti i beni culturali prodotti dalle comunità ecclesiali è possibile infatti continuare ed incrementare il dialogo dei cristiani con il mondo contemporaneo. Il Santo Padre Giovanni Paolo II, parlando ai Membri della Prima Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, ha ribadito "l'importanza dei beni culturali nell'espressione e nel l' inculturazione della fede e nel dialogo della Chiesa con l'umanità [...]. Tra religione e arte, tra religione e cultura corre un rapporto molto stretto [...]. Ed è a tutti noto l'apporto che al senso religioso arrecano le realizzazioni artistiche e culturali che la fede delle generazioni cristiane è andata accumulando nel corso dei secoli.


Francesco Marchisano
Presidente Pontificia Commissione per i Beni Culturali Ecclesiastici

Carlo Chenis SDB
Segretario

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