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Matrimonio ante e post Concilio di Trento
Inviato: giovedì 11 maggio 2017, 7:32
da darioroat
Gentile Forum,
non mi è ben chiaro se:
1) il matrimonio prima del Concilio di Trento potesse essere celebrato da persona diversa dal sacerdote, come ad esempio davanti ad un notaio con dei testimoni e quindi il luogo non era necessariamente la chiesa;
2) sia stato il Concilio di Trento che abbia statuito che il matrimonio doveva essere celebrato in chiesa e il celebrante non poteva essere persona diversa dal sacerdote.
Grazie
Dario Roat
Inviato: giovedì 11 maggio 2017, 10:17
da bigtortolo
Cito (riassumendo) da “La giustizia del vescovo” di Ezio Claudio Pia, capitolo “la materia matrimoniale” pag. 113 e seguenti.)
Anche se concili e sinodi stabilivano che la celebrazione dovesse avvenire “in facie ecclesiae”, talvolta ciò non avveniva.
In una causa matrimoniale del XIV presso il tribunale vescovile di Asti, alla domanda fatta al marito “ubi desponsavit eam” (dove la sposò), questo rispose “ad hostium Iacobi Manni” (alla porta d’ingresso di Giacomo Manno”.
In un altro caso il fatto avvene davanti alla chiesa, ma non al suo interno.
Un’altra volta il matrimonio fu celebrato nella casa dei fratelli della sposa, e in seguito la sposa fu benedetta in chiesa “prout moris est benedicere sponsas”.
Sono poi citati altri casi che evidenziano la complementarità del luogo sacro rispetto a quella degli sponsali “per verba de presenti”.
Inviato: giovedì 11 maggio 2017, 11:38
da Kaharot
La questione della celebrazione del matrimonio è la più controversa, perché esso ha assunto forma sacramentale specifica e regolare solo con il Concilio di Trento.
Nella Chiesa primitiva non esisteva un matrimonio cristiano, ma i cristiani si sposavano secondo le consuetudini del luogo in cui vivevano. Dopo l'editto di Costantino si cominciò a dare forma a una celebrazione cristiana, che prevedeva soltanto la benedizione, dopo che il matrimonio (sempre secondo le consuetudini locali) veniva benedetto. Di fatto questa forma si è conservata fino al Concilio Vaticano II, con la differenza che già dal Medioevo, di fronte alla carenza delle istituzioni politiche, la Chiesa stabilì che il matrimonio si facesse in faciem Ecclesiae, il che ha una doppia valenza, cioè significa "davanti la chiesa" e "davanti la Chiesa", intesa ora come luogo ora come istituzione. Il matrimonio,all'inizio fu inteso quasi unicamente nella prima accezione, avveniva, cioè, davanti la chiesa, cioè sul sagrato, soprattutto per questioni di "pubblicità", cioè per far sì che la comunità religiosa e civile fosse testimone di quell'atto. Solo successivamente subentrò il secondo aspetto che, con il Concilio di Trento, soppiantò definitivamente il primo e da allora, il matrimonio valido canonicamente è solo quello celebrato davanti al sacerdote (in faciem Ecclesiae), con almeno due testimoni, che rappresentano la comunità. Generalmente ciò avveniva in sacrestia senza un rito specifico, mentre nella domenica o festa successiva gli sposi venivano benedetti dal parroco durante la messa (che non era messa di matrimonio ma la normale messa festiva).
Con le riforme del XX secolo, sfociate poi nel Concilio Vaticano II tutto il rito verrà inserito nella celebrazione della messa, con la volontà di farlo tornare all'aspetto comunitario (almeno religioso) originario, cosa che, però, non si è ancora realizzata, perché le celebrazioni dei matrimoni avvengono con messe specifiche, fuori dagli orari delle messe parrocchiali.
Quindi per una risposta riassuntiva: prima di Trento, benché fosse già antica la prassi di celebrare "in faciem Ecclesiae" non vi era ancora né il dovere di vigilanza da parte dei sacerdoti (e quindi non vi erano sanzioni) né la consapevolezza piena della gente, che manteneva spesso le usanze locali.